Se mi guardi con attenzione ed intenzione non mi vedi come “errore”
“Occorre guardare tutta la vita con gli occhi di un bambino […] Occorre sapere ancora conservare quella freschezza infantile a contatto con gli oggetti, salvare quest’ingenuità.”. ( H. Matisse)
Il bambino mentre disegna parla e scrive, puntualizza, ricorda, riordina la realtà e ne trova il senso. L’arte nel bambino, possiamo dire, è il saper cogliere la pienezza della vita: il profumo, la varietà delle forme e dei colori, il suo mutare, la sua diversità secondo a dove e a come la guardiamo. Certamente lontana dal mondo degli adulti, prigionieri d’immagini definitive, di modelli e di convenzioni, l’arte infantile conserva la capacità di giocare con la realtà e di interpretarla secondo le proprie emozioni. Per il bambino diviene semplicemente il suo modo di sentire, di pensare e di raccontare in un linguaggio libero da grammatiche.
Chi volesse, infatti, giudicare l’opera pittorica infantile secondo le nostre regole e il nostro modo di vedere e conoscere le cose (prospettiva, proporzioni, chiaroscuro…) concluderebbe che tutta l’arte infantile è sbagliata. Sarebbe però un giudizio ingrato ed ingiusto. Nel corso degli ultimi anni un’ampia letteratura ha documentato le tappe evolutive del bambino e in parallelo dell’arte pittorica, ma ciò nonostante vi sono ancora genitori che deridono gli scarabocchi e docenti che sminuiscono la libertà grafica e declassano il disegno ad attività “tappabuchi” o subordinata alla parola scritta. Come ad esempio: “Descrivi la tua domenica e se vuoi, se ti avanza tempo, aggiungi un disegno”. Il disegno diventa allora focus di un solo attimo di tutta la narrazione scritta, sebbene la Carta dei diritti del fanciullo, approvata dall’ONU e dal parlamento italiano affermi che il bambino ha diritto di esprimersi liberamente anche con l’arte. Proprio attraverso l’attività artistica è stata, infatti, individuata la possibilità, non solo per il bambino, ma per l’adolescente ed infine anche per l’adulto (se solo lo volesse), di coltivare un’innata intelligenza emotiva, che può aiutare a capire e riconoscere le nostre emozioni e quelle degli altri, a controllarle ed accettarle. Una “forza”, pertanto, non solo per i nostri piccoli super eroi in crescita, ma per ognuno di noi.
Conoscere il linguaggio grafico infantile, liberarlo dai nostri vincoli visivi, e restituirgli valore espressivo significa considerare l’arte infantile parte iniziale ed integrante della cultura dell’uomo.
Un bagaglio di entusiasmo e semplicità, che ci permette di rileggere il mondo attorno a noi. Addirittura ci aiuta a focalizzare gli aspetti più importanti della nostra vita, che con il susseguirsi frenetico di azioni e doveri quotidiani, rischiamo di farli scappare. I bambini con il loro tirarci per un braccio, – mamma guarda! Seguirci ovunque, – mamma vieni! Il loro parlare per un’ora di fila – mamma ascolta! – Saltarci al collo – papà coccolami! Portarci i giochi – papà gioca! – Abbracciarci forte – mamma, papà fatemi volare! Sono continui richiami ad entrare nel loro mondo, il mondo che fugge ai nostri occhi.
I grandi del Novecento ritornano bambini
“Questo nostro secolo comincia ad essere stanco dell’analisi esasperata […] Io mi sono rifugiato lontano […] Fino al cavallino della mia infanzia.” “Uomini di scienza vogliate perdonare questi poveri artisti, eterni bambini se non per pietà, almeno per amore dei fiori e dei profumi inebrianti cui spesso somigliano”. (P. Gauguin)
L’inizio del Novecento, si apre con la richiesta e la necessità da parte di tutte le forme di pensiero e d’arte, di tornare ad una dimensione primigenia e spontanea, avanzata già nel secolo precedente. Una sorta di rinascita e di purezza, capace di individuare i bisogni primari dell’uomo. Per questo molta della produzione artistica dei grandi maestri si avvicina alla semplicità dei ricordi d’infanzia, ritrovando un linguaggio che spesso si fa beffa di tutto il bagaglio accademico acquisito. Una necessità per animi più attenti ed intenti alla ricerca di un mondo nascosto, o semplicemente sorta di avvisaglia premonitrice.
Se riconosciamo all’arte del Novecento il merito di riportarci alla consapevolezza dell’io artista, l’io uomo fautore del proprio pensiero, vivo d’emozioni, libero di esprimermi, perché non riconosciamo altrettanto valore all’arte infantile che in parte ne è l’ingrediente magico?
Ai miei bambini, ci tengo sempre a ricordare, che non esiste bello o brutto, giusto o sbagliato, esistono preferenze, esistono diversità di forme e colori. Esiste un diverso modo di osservare le cose. Ma è nelle diversità ci si rispecchia come essere unici. Esistono possibilità e scelte. Se nel mondo non trovate ancora il vostro spazio per esprimerle, nel disegno potete già liberarvi. Potete essere chiunque, dire tutto quello che vivete, giocare con i colori, e agire con coraggio, ovvero con il cuore. Il risultato sarete voi.
Il Museo che non c’è
Mi piace sognare che un giorno nasceranno musei dove saranno esposte le opere dei bambini accanto a quelle dei maestri, con una sorta di parallelismo, gratitudine e ammirazione gli uni verso gli altri.
Ci commuoviamo davanti a Van Gogh, esultiamo davanti ai colori di Gauguin, c’interroghiamo davanti a Magritte, sorridiamo davanti a Dalí, c’inchiniamo davanti a Picasso…perché non fare lo stesso davanti alle opere dei nostri piccoli artisti…in fin dei conti gli “errori” con cui creano opere spettacolari sono gli stessi!
“Dipingo gli oggetti come li penso e non come li vedo” (P.Picasso). E’ il ritratto di Giorgia eseguito da Concetta, o il ritratto di Dora Maar di Picasso a stupirci? I bambini non obbediscono solo ad una esigenza conoscitiva ma anche affettiva. La scomposizione e la manipolazione delle forme sottolinea la voglia di esternare tutto quello che si conosce e ci affascina del soggetto, anche superando i confini della realtà.
“Il solo modo di rinnovarsi è di svecchiare, di tornare ad una energia pulita” (J.Mirò). L’energia creativa si materializza attraverso le linee e i colori dando vita ad opere dalla forte carica espressiva ed emozionale. “Uno sguardo innocente col sorriso sulle labbra, che passeggia nel giardino dei suoi sogni”, ecco com’ è stata descritta l’opera di Mirò, che ben possiamo estendere a quella infantile.
“L’artista che sotto molti aspetti rimane simile al bambino per tutta la vita, può percepire più facilmente di chiunque altro la risonanza interiore delle cose” (W. Kandinsky). Il riempimento dello spazio nel foglio o nella tela, il ribaltamento e le sproporzioni degli oggetti diventano formule per dar vita a personaggi e oggetti come in una sorta di rappresentazione teatrale.
“Innanzitutto l’emozione! […] L’arte è un’attrazione: spremetela dalla natura sognando di fronte ad essa e preoccupatevi più della creazione che del risultato” (P.Gauguin). La scelta del colore non sempre segue regole fisse, ma diventa voce dell’inconscio e dell’immaginario. In questo modo si rivela maggiormente il pensiero e la personalità dell’autore senza forzature o repressioni. E’ in relazione al piacere emozionale che il bambino prova osservando o immaginando, e soprattutto ricreando, il mondo che sta scoprendo fuori e dentro di sè.
Le opere dei grandi maestri (ne potevano seguire a centinaia…) sono consultabili in qualsiasi manuale di Storia dell’Arte Moderna, i disegni dei bambini sono tratti dai Cataloghi delle Mostre: “L’arte del Bambino” Casa delle Arti e del Gioco a cura di Mario Lodi, e “Lo sguardo innocente – l’Arte, l’ Infanzia e il ‘900” Brescia, Palazzo Martinengo…e per tutti gli altri capolavori che vogliate ammirare, sono a casa vostra, negli album dei vostri piccoli artisti.
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