Giochiamo a carte scoperte: Padova è la mia città, e scriverne una mini guida a misura di famiglia è un compito arduo. Perché se veniste con i bambini in questa mia città, che ha origini molto antiche nonostante oggi si veda quasi solo il suo sviluppo dall’epoca medievale, mi piacerebbe mostrarvi ogni angolo e magari portarvi anche a conoscere alcune meraviglie in provincia. Ma la selezione è d’obbligo, così mi sono confrontata con altri genitori. Ecco quindi cosa vedere a Padova, in una lista di consigli fatta da famiglie padovane a famiglie non padovane.
Il cuore di Padova: il Palazzo della Ragione e le piazze
Una passeggiata nel centro di Padova può regalare curiosità ed emozioni anche ai bambini. E il centro del centro di Padova è un edificio che assomiglia a una nave capovolta che poggia su 90 piloni. È il Palazzo della Ragione, che al piano terra ospita da sempre, dal XII secolo, un mercato coperto, il mercato sotto il Salone. Il Salone è la grandissima sala al primo piano che è stata cappella, tribunale, prigione, luogo d’affari, anche contemporaneamente: il cervello della città per secoli. Ed è stata affrescata da Giotto con un ciclo che toglie il fiato. Vale la pena una visita guidata per scoprire la sua storia ricchissima, e il tour dei sotterranei con i resti di una casa romana.
A proposito di Giotto, imperdibile la Cappella degli Scrovegni e il ciclo di affreschi a tema religioso, dove compare per la prima volta la stella cometa in una scena della natività, e dove il Giudizio Universale fa venire i brividi.
Tornando al Palazzo della Ragione, esso si affaccia per i suoi lati lunghi alle piazze delle Erbe e della Frutta, dove si tiene tutti i giorni un mercato all’aperto. Queste sono collegate a una terza ed elegante piazza, piazza dei Signori, sulla quale svetta la Torre dell’Orologio, progettato nel Trecento da Jacopo Dondi e il cui meccanismo –che occupa 3 dei 5 piani della torre – si può visitare.
Padova città dei tre senza
Padova è nota per essere la città dei tre “senza”. Avverbio che in realtà non indica una mancanza, ma solo delle curiosità. È la città del santo senza nome, poiché per i padovani Sant’Antonio, il più celebre e amato dei quattro patroni, è semplicemente “il Santo”. Tant’è che qui nessuno dice “vado alla Basilica di Sant’Antonio”, diciamo tutti “vado al Santo”, dove sono assolutamente da vedere le sue reliquie.
Poi, è la città del caffè senza porte: il Pedrocchi, il caffè storico fondato nel 1831 di fronte all’Università e di fianco al Comune, luogo d’incontro di intellettuali, uomini d’affari e gente comune, fino al 1916 era aperto giorno e notte, senza porte appunto. Non c’è padovano che da bambino non abbia cavalcato i leoni posti all’ingresso della sala verde, sala che ha anche dato origine al proverbio “essere al verde”: tutt’oggi si può sostare lì senza essere obbligati ad alcuna consumazione.
Infine, è la città del prato senza erba… che però ora l’erba ce l’ha. Prato della Valle è una grandissima piazza (la seconda per grandezza nel continente europeo dopo la Piazza Rossa di Mosca) con al centro un’isola alberata, l’isola Memmia, intitolata al podestà Andrea Memmio che alla fine del Settecento commissionò i lavori di bonifica di quella che era un’area paludosa, senza erba quindi, anche se molto utilizzata dalla città sin dall’epoca romana.
Padova città della scienza
La presenza dell’Università, che si avvicina a festeggiare 800 anni di storia, e della grande libertà che essa garantiva allo sviluppo del sapere tradotta nel celebre motto Universa Universis Patavina Libertas, ha fatto sì che la città sia in modo intrinseco legata alla scienza. Anche quando sembra non rendersene conto. Luoghi simbolo sono l’Orto botanico (di cui abbiamo già parlato qui), o la Specola che, da torre difensiva, è dalla metà del Settecento un osservatorio astronomico con un museo. La leggenda dice che Galileo scoprì qui i satelliti di Giove: in realtà lo fece dalla casa che aveva in affitto in quella che oggi si chiama, proprio, via Galilei. Rimanendo con lo sguardo al cielo, il Planetario di Padova offre un’esperienza immersiva nell’astronomia con tecnologie digitali ad altissima definizione. E poi ancora il Musme, il museo della storia della medicina, e il museo degli insetti Esapolis.
Padova città d’acque e di mura
Padova è sorta in mezzo a due fiumi: il Brenta e il Bacchiglione. E fino agli interramenti e ai tombinamenti che hanno cambiato il volto della città a partire da metà Ottocento, era attraversata da una fittissima rete di canali, anche artificiali. Una certa sensibilità per ritrovare “l’anima fluida” della città è stata riscoperta negli anni Novanta: qui un bell’itinerario cittadino, al quale si può affiancare una biciclettata sugli argini che fanno un vero a proprio anello attorno alla città toccando anche i comuni della cintura, ma anche un giro in barca vero e proprio.
La lunga storia di Padova è testimoniata dalle sue mura: romane, comunali, carraresi e cinquecentesche “veneziane”. Perso il valore difensivo, le cinte più interne sono state praticamente inglobate nello sviluppo urbanistico, mentre lo stesso ha determinato l’apertura di diverse brecce in quelle più recenti. Una miniera di informazioni e di iniziative culturali è il sito del Comitato Mura.
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