Sicurezza, disoccupazione, accesso all’ istruzione e ai servizi sanitari: il progresso della società non si misura solo attraverso indicatori economici ma anche analizzando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di esclusione sociale. Tra questi ci sono donne e bambini, ovvero il 70% della popolazione mondiale. Per questo è nato il WeWorld Index, il primo rapporto sulla condizione di bambine, bambini, adolescenti e donne nel mondo, che valuta, tramite 34 indicatori, il loro livello di inclusione sociale in 167 nazioni.
E l’ Italia, secondo il nuovo indice presentato alla Farnesina, si trova al 18° posto della classifica con Sufficiente Inclusione.
Non male se non fosse che per singole categorie, come spesa d’ istruzione, corruzione e accesso a internet, i vertici della classifica invece si allontanano notevolmente. Non è un Mondo per donne e bambini, dunque? Sono 102 su 167 i Paesi che non raggiungono un livello di inclusione nemmeno sufficiente. Con il termine inclusione, si intende un concetto multidimensionale, che non riguarda solo la sfera economica, ma tutte le dimensioni del sociale (sanitaria, educativa, lavorativa, culturale, informativa, di sicurezza, ambientale). L’ esclusione è un concetto molto più ampio di povertà che comprende disoccupazione, accesso all’ istruzione e ai servizi sanitari, le condizioni abitative la sicurezza personale e collettiva. Al Top della classifica, manco a dirlo, solo Nord Europa. Il nostro Paese ottiene i risultati migliori nell’ ambito della salute di bambine/i e donne, e dell’ educazione di base. WeWorld Onlus, organizzazione no profit che opera in Italia e nel Sud del Mondo per la tutela dei diritti di donne e bambini, ha lanciato il WeWorld INDEX 2015, Un aspetto innovativo del lavoro è che si concentra sul forte nesso tra diritti dell’ infanzia e parità di genere.
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