Quali sono gli eventi più suggestivi per i bambini in occasione della festa della Befana? Il 6 gennaio l’Epifania, e la notte che la precede, è forse la festa più ricca di tradizioni dell’intero calendario, che variano molto di luogo in luogo in tutta Italia. Ed è proprio la sua origine che determina questa varietà: da un lato l’adorazione dei Re Magi, che giunsero a Betlemme per conoscere Gesù. Dall’altro, riti pagani e tradizioni contadine che “cacciano” l’anno vecchio per accogliere quello nuovo, augurandosi sia prospero.
La città della Befana nelle Marche
Partiamo dalla città della Befana. A Urbania (Pesaro-Urbino) si trova, infatti, la Casa della Befana dove nell’arco dell’anno la vecchia mostra a chi le fa visita come si prepara il carbone, come si tesse al telaio etc. E c’è anche una cassetta delle lettere solo per la posta indirizzata a lei. Nei giorni a ridosso dell’Epifania, è l’intero borgo a dar vita alla festa addobbandosi con oltre 4 mila calze appese. Musica, spettacoli e animazione sono anche lo scenario per due record: la calza più lunga del mondo e la lunghissima sciarpa dell’amore, realizzata per abbracciare idealmente tutti i bambini del mondo.
I falò della vecchia e i pan e vin in Piemonte, Veneto e Friuli
A proposito di sbarazzarsi dell’anno vecchio: in tutta Italia, ma soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro, un enorme fantoccio della Befana viene bruciato su una pira, proprio a simboleggiare il passaggio – che il fuoco rende propiziatorio – dall’anno vecchio al nuovo.
A Varallo Sesia (Vercelli) la Befana si chiama la Veggia Pasquetta, e viene bruciata il 6 gennaio con un rogo sul greto del torrente Mastallone, evento che dà origine al tradizionale Carnevale di Varallo. Carnevale che dura sino a marzo, periodo in cui la città è governata dalla maschera Marcantonio Carlavèe e dalla sua consorte Cecca.
Nel Nordest i falò hanno nomi diversi: in tutto il Veneto “se brusa ea vecia”, ma a Venezia e Treviso il rogo si chiama “pan e vin”, mentre in Friuli “pignarûl”. Questi falò sono molto legati alla cultura contadina: la direzione delle scintille e del fumo determina se il raccolto sarà abbondante o meno. E si osserva il fuoco bevendo vin brulè e mangiando la pinza, una focaccia tipica.
Serenate e canti nella notte della Befana in Toscana e Abruzzo
In Toscana la sera del 5 gennaio non è raro veder girare per i paesi, soprattutto della zone del Monte Amiata, in Lucchesia e nella Montagna Pistoiese, gruppi di grandi e bambini che cantano la Befanata di porta in porta. I Befani a Grossetto e i Befanotti sull’isola d’Elba sono invece cantori che “scortano” la Befana nel suo giro con canti tradizionali maremmani.
A Scanno (L’Aquila) i canti della sera del 5 gennaio sono vere e proprie serenate dette “chezette”. Gruppi di ragazzi vestiti con tabarri e cappello cantano sotto le finestre delle ragazze per strappare la promessa di cibarie, che il giorno dopo vengono consumate in compagnia.
Non solo Befana, eventi dell’Epifania in Emilia Romagna, Basilicata e Toscana
A Faenza (Ravenna) il 5 gennaio è la Nott de’ Bisò, manifestazione che chiude il tradizionale Niballo Palio della città. Il fantoccio del Niballo, cioè Annibale raffigurato come un guerriero saraceno che rappresenta le avversità, viene trasportato su un carro nella piazza del Popolo, e il rappresentante del Rione che ha vinto il Palio alla mezzanotte gli dà fuoco. Nel frattempo, i partecipanti possono gustare il bisò, il vin brulè faentino.
Nello stesso momento a Montescaglioso (Matera), invece, si tiene la Notte dei Cucibocca. I Cucibocca sono personaggi inquietanti con una lunga barba, mantello scuro, occhiali fatti con le bucce d’arancia, un grande cappello e una catena alla caviglia: la sera del 5 gennaio escono dall’Abbazia e percorrono le vie del centro chiedendo offerte con cui riempire i loro canestri e minacciando i bambini di cucire loro la bocca con un ago se non si comportano bene.
A Firenze, poi, da poco più di vent’anni si è tornata a celebrare il 6 gennaio la Cavalcata dei Re Magi, tradizione medicea. La cavalcata dei saggi, preceduta da un corteo di figuranti e sbandieratori tutti in abiti rinascimentali, parte da Palazzo Pitti, passa da Piazza della Signoria e giunge in Piazza del Duomo dove i Magi offrono i loro doni al Gesù del Presepio vivente.
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