I fatti: il bando da 2,4 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) a favore dei Comuni per l’aumento dei posti negli asili nido scadeva il 28 febbraio, e sono arrivati progetti solo per la metà delle risorse disponibili. Sud praticamente assente. Il Governo ha prorogato i termini del bando al 31 marzo, ma c’è del pessimismo sul suo successo: stiamo sprecando quest’occasione irripetibile di veder aumentati i servizi per l’infanzia?
Il punto di partenza: pochi asili nido
L’ultimo dato utile è una ricognizione dell’Istat sull’anno educativo 2019/2020: a fine 2019 erano attivi in tutta Italia 13.834 servizi per la prima infanzia 0-3 anni, per complessivamente 361.318 posti, la metà dei quali all’interno di strutture pubbliche gestite dai Comuni. Il 78,8% dei posti sono costituiti da asili nido veri e propri, gli altri sono collocati nelle scuole d’infanzia che prevedono una sezione per bambini da 24 a 36 mesi, e in altri servizi integrativi.
Questi numeri ci dicono che un bambino sotto i 3 anni su quattro in Italia ha accesso all’asilo nido, con una copertura media nazionale del 26,9%. Molto meno del 33% (un bambino su tre) che l’Unione europea indica come parametro minimo. Per dare un altro indicatore di quanto siamo indietro, la media di copertura dei Paesi Ue è del 35,3%.
Gli asili nido sono distribuiti male in Italia
Grande, poi, è la differenza all’interno del nostro Paese e all’interno delle stesse province: il Nordest e il Centro superano il target europeo (rispettivamente 34,5% e 35,3%), mentre il Nordovest è leggermente sotto (31,4%). Il Sud e le Isole, anche se si riconoscono grandi miglioramenti di anno in anno, registrano ancora una copertura bassissima: rispettivamente il 14,5% e il 15,7%.
C’è anche un grande divario fra i capoluoghi di provincia e i Comuni dell’area afferente: i primi hanno raggiunto nel loro insieme una media del 34,8% di copertura. Tutti gli altri Comuni si attestano in media a 23,7 posti per ogni 100 residenti sotto i 3 anni.
L’obiettivo del Governo con il PNRR
Nel complesso il Governo ha previsto 4,6 miliardi della Missione 4 del PNRR (Istruzione e ricerca) per potenziare le infrastrutture dei servizi educativi per la fascia 0-6 anni. Per quanto riguarda gli asili nido, l’obiettivo è la creazione di circa 228 mila posti in più rispetto agli attuali, per raggiungere in tutto il territorio nazionale il target europeo di 33 posti disponibili ogni 100 bambini sotto i 3 anni.
Aumentare i servizi per l’infanzia significa dare un concreto supporto alle famiglie e, soprattutto, alle donne: ricordiamo che il tasso di occupazione femminile in Italia è del 49%, e 2 donne su 10 lasciano il lavoro dopo il primo figlio perché, quando manca una rete di supporto adeguata, è sulle spalle della donna che ricade nella stragrande maggioranza dei casi il lavoro di cura. L’equità di genere, fra l’altro, è fra gli obiettivi trasversali di tutte le missioni del PNRR.
Il bando asili nido andato quasi a vuoto
All’interno del più ampio bando del Ministero dell’Istruzione, collegato al PNRR e scaduto il 28 febbraio, con risorse per la costruzione di nuove scuole, la riqualificazione di quelle vecchie e la digitalizzazione, il Piano asili nido metteva a disposizione dei Comuni 2,4 miliardi, il 55% destinato al Sud. Ma sono stati presentati progetti solo per 1,4 miliardi, e i grandi assenti sono proprio molti comuni meridionali. Tant’è che il Governo ha prorogato il bando fino al 31 marzo e attivato una serie di iniziative a supporto delle candidature.
Le motivazioni del fallimento possono essere diverse: si parte dalla difficoltà dei Comuni, soprattutto piccoli, di scrivere progetti adatti a intercettare i fondi europei. Ci vogliono tempo e professionalità formate per farlo, e non è una novità che il personale tecnico dei Comuni sia ridotto all’osso. Questo, peraltro, è il grandissimo rischio che corre tutta la scommessa del PNRR, dato che 87,4 miliardi dei 221,1 totali che lo compongono sono proprio destinati agli enti locali (Regioni, Province e, appunto, Comuni).
Inoltre, sugli asili nido pende l’incertezza futura sulle risorse per la gestione: un Comune può avere timore a costruire un nido, se poi non ha garanzie per poterlo sostenere. Soprattutto se parte da zero perché non ne ha già uno, e quindi non ha esperienza di progettazione di servizi educativi.
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