In questo itinerario nei dintorni di Trieste vi proponiamo attività alternative alla classica vita da spiaggia. Potrete passeggiare con i vostri bambini lungo suggestivi percorsi storici, che hanno ispirato poeti, cimentarvi nella speleologia con le numerose grotte carsiche. Visitare antichi castelli o consumarvi le dita in cerca di fossili preistorici.
Seguite le vostre inclinazioni o fatevi sorprendere da nuove passioni!
Alla ricerca del dinosauro Antonio al Villaggio del Pescatore
I protagonisti del sito sono graditi ospiti del Museo della Scienza di Trieste, ma una visita al Villaggio del Pescatore può comunque essere particolarmente divertente ed istruttiva.
Le guide introdurranno i vostri bambini alle gioie e dolori della paleontologia, descrivendone gli intenti, i successi e le fatiche.
Racconteranno la storia del Tethyshadros insularis Dalla Vecchia (per gli amici Antonio) uno dei più grandi e completi scheletri di dinosauri al mondo, e della innovativa tecnica di estrazione di questo adrosauro, la stessa impiegata nelle cave ad uso commerciale del Carso. Un monolite di trecento metri cubi di roccia (contente il fossile) è stato estratto e in seguito trattato con acido formico diluito al 5%. Questa preparazione chimica ha corroso la matrice calcarea assottigliandola, fino all’affioramento del fossile. Antonio è stato poi sciacquato e consolidato.
Nel corso dello scavo è emerso un altro dinosauro, chiamato Bruno, un fossile parziale di coccodrillo, fossili di piante, di gamberi e di pesci. Bruno supera Antonio di quasi un metro di lunghezza, ma è integro al 70%. La sua unicità consiste nella posizione inarcata di 180 gradi.
Il sito è piccolo, ospita le ricostruzioni dei due dinosauri, ma soprattutto offre il PaleoLab, un’esperienza di estrazione dei fossili che piacerà molto ai vostri piccoli paleontologi. Al costo di 3 euro vi verrà consegnata una lastra di roccia fossilifera americana, nella quale, con l’aiuto delle guide didattiche, i bambini potranno rinvenire il loro nuovo fossile da compagnia.
Duino e la leggenda della Dama Bianca
Il Castello di Duino è un edificio compatto, dal quale si eleva la torre cinquecentesca che conserva intatta la sua struttura millenaria. È proprio attorno a questa, sulle rovine di un accampamento romano, che nel 1300 si intraprese la costruzione dell’attuale castello.
Se andate a caccia di fantasmi, siete nel posto giusto!
Tanti anni fa, vivevano nel maniero un cavaliere collerico e la sua bellissima moglie. Un giorno, in un momento di rabbia e gelosia, l’uomo scagliò la sposa giù dalle mura della rocca. La poveretta, mentre precipitava nel dirupo, lanciò una disperata invocazione d’aiuto ai santi a cui era molto devota. La leggenda racconta che il suo grido straziante venisse ascoltato, e che fosse trasformata in pietra, prima di sfracellarsi sulla rupe.
Ancora oggi (con un po’ di fantasia) potrete vederla, con la sua veste candida di roccia, immolata nelle acque del mare.
Sembra che alcune notti, la dama si desti dal suo sonno impietrito, e vaghi piangendo per le stanze del vecchio castello, fino all’alba, quando riprende il suo aspetto di pietra.
Il Castello è residenza privata, ma è possibile visitare diciotto suntuose sale, ancora memori delle presenze illustri che vi hanno soggiornato. Alcuni nomi? La principessa Sissi, Johann Strauss, Franz Liszt, Gabriele d’Annunzio e il poeta boemo Rainer Maria Rilke.
Non dimenticate di visitare il bunker, scavato nel 1943 dall’esercito tedesco: cento gradini per scendere diciotto metri nelle viscere della roccia.
Sentiero Rilke, l’incanto della Natura
Parcheggiata la macchina sulla statale e indossate scarpe da camminata soft (no sandali e infradito, mi raccomando!) avventuratevi lungo il sentiero Rilke, sulle tracce del celebre poeta boemo che, ospite al Castello di Duino all’inizio del secolo scorso, in questi luoghi compose le “Elegie Duinesi”.
Il percorso, lungo circa due chilometri, parte all’altezza del castello di Duino e si snoda fino alle falesie di Sistiana. Due ore circa di camminata non impegnativa, ma comunque non adatta a passeggini. Siamo nella Riserva Naturale Regionale delle Falesie di Duino, area di grande interesse naturalistico, paesaggistico e storico. L’aspetto particolare di questa riserva è che al suo interno coesistono due ambienti, che si differenziano sia per il clima che per il suolo.
La fascia della Riserva sull’altopiano è più fredda, in quanto è esposta alla bora. Quella delle falesie al contrario, ha un clima mite, perché protetta dai venti ed esposta a sud verso il mare.
Questo fa sì che sulle falesie più calde cresca una vegetazione di tipo mediterraneo, come l’alloro, la ginestra, il terebinto, mentre lungo l’altopiano carsico si abbarbichino fresche pinete di pino nero, dove in estate il frinire delle cicale si alterna al garrito dei gabbiani.
Il sentiero Rilke fa da spartiacque ai due ambienti ed è possibile osservare entrambi i tipi di vegetazione; avvistare il falco pellegrino, lo sparviero, la cinciallegra, scoiattoli, e vari tipi di rettili. Immergersi nei profumi e nei suoni della macchia mediterranea e ritrovarsi inaspettatamente umile e grati spettatori di straordinarie visioni a strapiombo sul mare.
Infine, lungo il percorso incontrerete numerosi scavi di realizzazione militare, che accresceranno l’interesse dei bambini.
Grotta delle Torri di Slivia e l’anima rurale del Carso
Meno conosciuta turisticamente della Grotta Gigante, ma non meno importante, è un luogo fiabesco, dove stalattiti, stalagmiti, torri e lampadari lasciano senza parole grandi e piccini.
Un agribus vi trasporterà dalla biglietteria all’ingresso segreto della grotta. Poi contate fino a duecento (gradini) e immergetevi nella frizzante atmosfera sotterranea. Un attimo di silenzio, per favore! Ascoltate! Questo suono appena percettibile è dato dalle piccole gocce d’acqua che cadono dalla volta e depositano la loro minuscola dose di calcare. E da questo armonico canto sommesso sottili concrezioni, anno dopo anno, secolo dopo secolo, formano nuove spettacolari sculture naturali!
Finita la visita, se lo stomaco inizia a borbottare, è ora di far visita all’osmiza Torri di Slivia.
Cosa è un’osmiza? Adesso vi raccontiamo una storia:
Nel lontano 1784, l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo permise ai poveri contadini del Carso, per un periodo limitato a otto giorni, la vendita diretta dei loro prodotti, presso le proprie abitazioni. A segnalare l’apertura di queste locande transitorie, rametti di edera erano appesi ai bivi delle strade e sul portone della casa, accompagnati da una freccia di legno.
Da quel tempo antico i contadini del Carso triestino continuano la tradizione, aprendo le loro cantine e dispense (per periodi limitati ma comunque superiori agli otto giorni).
Non aspettatevi grande varietà o raffinatezze stellate! Le osmize sono ambienti rustici e spartani, allestiti con tavolate in legno, immerse nel verde dei vigneti. Sono genuine reminiscenze di tempi poveri, in cui un tocco di formaggio, un uovo sodo, due fette di prosciutto e un bicchiere di Terrano erano già un lusso.
E questa autenticità e genuinità è il loro plus valore moderno.
Adventure Park, io Tarzan, tu Jane
Saltellare tra le chiome degli alberi a otto metri di altezza anche se non sei uno scoiattolo è possibile: all’Adventure Park in totale sicurezza, i bambini perfettamente imbracati, ma anche volenterosi genitori, si cimenteranno in percorsi adrenalinici da far invidia a Tarzan e alla sua dolce compagna.
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