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Come prepararsi alla coda dell’influenza

da Consigli del pediatra

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Quest’anno l’influenza è stata particolarmente aggressiva: gli specialisti del Policentro pediatrico di Milano danno qualche consiglio per come affrontarla in caso i vostri bambini vengano colpiti in questa fase calante.

L’inverno ha portato con sé come ogni anno il virus influenzale, che finora ha fatto registrare una vera e propria epidemia con un livello di incidenza molto alto soprattutto nella popolazione pediatrica. Il picco dei casi si è osservato nelle prime settimane dell’anno, come era accaduto nel 2017, un po’ in anticipo rispetto alle precedenti annate. Fortunatamente il numero degli individui affetti sta scendendo, anche se ci vorranno ancora diverse settimane per ritenersi “fuori pericolo”.

La febbre è particolarmente duratura

Il sintomo caratteristico dell’influenza è la febbre elevata, particolarmente duratura, anche più dei canonici 2-3 giorni, e talvolta poco responsiva ai comuni antipiretici. I sintomi di accompagnamento alla febbre sono il malessere generale, l’inappetenza e per lo più manifestazioni respiratorie, come raffreddore e tosse, oppure a carico dell’apparato digerente, come vomito e diarrea. Tutti sappiamo ormai che l’influenza è sostenuta da un virus e poco c’è da fare a livello terapeutico se non somministrare terapie sintomatiche e “aspettare” che l’infezione segua il proprio decorso. Gli antipiretici vanno sempre somministrati ai dosaggi consigliati, rispettando gli intervalli tra le dosi successive per non incorrere in effetti collaterali anche di rilievo. Non dimenticate inoltre di tenere il bambino “scoperto”, per permettere una corretta discesa della temperatura corporea, e di offrirgli spesso da bere visto l’aumentato consumo di liquidi. La febbre, anche se elevata, non danneggia l’organismo, e l’entità della febbre non è sempre sinonimo di malattia grave. Se il bambino si riprende bene dopo aver assunto gli antipiretici, tornando ad interagire e a sorridere, questo è sicuramente un ottimo segnale indipendentemente da “quanto” sia calata la temperatura. Altri presidi terapeutici, ad esempio farmaci per aerosol, andrebbero sempre concordati e prescritti dal pediatra dopo una valutazione clinica.

Non cadete nella tentazione dell’automedicazione

Capita tuttavia che la febbre elevata persistente incuta ansia nei genitori, che si precipitano in pronto soccorso per una valutazione immediata o, peggio, somministrano terapie antibiotiche in “automedicazione” nell’intento di alleviare le sofferenze dei figli. La terapia antibiotica, rigorosamente su prescrizione medica, va riservata al trattamento delle complicanze della sindrome influenzale, ad esempio otiti o bronchiti, perché in questi casi verosimilmente un’infezione batterica si è sovrapposta al virus influenzale. La risoluzione della febbre non è necessariamente immediata anche se si intraprende una terapia antibiotica, perché questi farmaci non influiscono sul decorso dell’infezione virale in atto ma sulle complicanze batteriche. Tuttavia se la febbre persiste per altre 48-72 ore dopo l’inizio della terapia antibiotica, il bambino va rivalutato dal medico curante.

La temperatura alta non significa influenza grave: occhio agli altri segnali

Quando invece occorre allarmarsi e ricorrere ad una visita immediata? E se nostro figlio avesse un’altra patologia febbrile scambiata erroneamente per influenza perché si manifesta nel periodo epidemico? Sicuramente occorre essere prudenti con i bambini più piccoli, soprattutto i lattanti al di sotto dei 3 mesi di vita, che vanno valutati tempestivamente se febbrili. Inoltre, è necessario osservare bene i bambini e porre massima attenzione ai sintomi di accompagnamento della febbre: non è tanto il livello di temperatura quanto la compresenza di segnali di allarme, ad esempio difficoltà respiratoria, mal di testa, scadimento delle condizioni generali, pianto inconsolabile, a dover indurre il genitore a richiedere una valutazione medica sollecita. Il pediatra curante deve essere comunque consultato se la febbre persiste per più di 2-3 giorni, anche in assenza di sintomi di allarme. Focalizzarsi sulle condizioni generali del bambino piuttosto che sulla febbre stessa è quindi la migliore strategia per riconoscere le situazioni veramente a rischio ed evitare farmaci inutili. Armarsi di pazienza per tutto il resto e buona guarigione!

Il profilo della dott.ssa Biral del Policentro Pediatrico di Milano

Erika Biral

Erika Biral

Medico Chirurgo Specialista in Pediatria presso il Policentro Pediatrico e Donna di Milano.

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