Il nostro viaggio #congliocchideibambini è arrivato nelle Marche grazie all’illustratrice Claudia Palmarucci e alla sua illustrazione che ha dato voce ai piccoli abitanti della sua regione.
Ciao Claudia! Grazie di aver accettato di rappresentare le Marche attraverso il progetto #congliocchideibambini, presentati ai lettori di Kid Pass!
Mi chiamo Claudia, da qualche anno lavoro come illustratrice freelance e collaboro con l’Accademia di Belle Arti di Macerata. In uno slalom infinito tra tangibili difficoltà quotidiane e compromessi necessari, ancora oggi l’illustrazione è per me, prima che una professione, il mezzo che mi permette di capire chi sono, senza sconti, in un lavoro costante di costruzione e decostruzione di relazioni, con me stessa e con gli altri.
Sei la portavoce dei tuoi piccoli corregionali con la tua illustrazione, in che città vivi e cosa caratterizza di più la tua terra?
Vivo nelle Marche, a Macerata. Non ho mai capito fino in fondo se sono restata nel posto sbagliato, l’identificazione profonda che ho con i miei luoghi d’origine talvolta assume connotazioni mostruose. Di fatto la mia regione mi seduce continuamente. I colori dei paesi e dei borghi storici custoditi dalle colline hanno profondamente influenzato la scelta cromatica che caratterizza le mie immagini. Da bambina visitavo spesso la basilica di San Nicola da Tolentino, che è il mio paese d’origine, e oggi quando posso ci torno volentieri. È bellissima, conserva un ciclo magnifico di affreschi trecenteschi di scuola giottesca, un convento che si articola lungo due ali di un chiostro ad arcate e una raccolta di ex voto, circa quattrocento piccoli dipinti su tela o su legno. La mancanza di grandi centri urbani è compensata da un paesaggio naturale eterogeneo, prevalentemente collinare ma che si affaccia verso est sul mare Adriatico e dominato, ad ovest, dall’Appenino umbro-marchigiano e dai Monti Sibillini. La stratificazione storica che ha plasmato la regione si impone a ogni sguardo ed è accompagnata da una tradizione enogastronomica niente male.
Il mondo sta cambiando e dobbiamo fare i conti con una nuova realtà, com’è vissuta nella tua regione?
Le Marche, con quasi settemila contagi, sono una delle regioni italiane mediamente colpite dall’epidemia. Come immagino altrove, le lacune delle vite personali e collettive si sono slatentizzate in questo delicato periodo, ma non ho visto mancare un impegno comune nel cercare di trovare un equilibrio tra incertezza economica e necessaria preoccupazione per la situazione sanitaria. Credo che lo sforzo che ci è stato chiesto per ristabilire un ordine delle priorità e un discernimento tra ciò che è urgente e ciò che è importante sia una sfaccettatura per certi versi positiva, che tuttavia non può contrastare la drammaticità di questi mesi.
Hai rappresentato la visione dei piccoli abitanti delle Marche con un’illustrazione tenerissima: la tenda improvvisata in casa che tutti, da bambini, abbiamo costruito. Come hai scelto il soggetto?
In realtà dell’immagine che ho proposto sono coautrice. Ho avuto la fortuna di lavorare con Amarilli (otto anni e mezzo), che ha condiviso con me le sensazioni di spaesamento e noia che hanno accompagnato i suoi mesi di isolamento. Nel vuoto dell’assenza e della distanza e nella fatica quotidiana di abituarsi a un inedito rapporto col tempo, ad avere lasciato un’impronta è stata la mancanza: delle amiche, della scuola, dei suoi affetti. Mi ha raccontato anche dell’arrivo tanto atteso di Cannella, una gattina nera con due macchie bianche. Ho cercato di portare a immagine le sue parole.
Quale frase sceglieresti per accompagnare la tua illustrazione?
A me viene in mente questa: “Perché a questa bizzarra bambina piaceva molto far finta di essere due persone” Amarilli invece propone: “Dove c’è un gatto, c’è casa”
Manda un saluto ed una frase di incoraggiamento ai piccoli lettori di Kid Pass!
Vi saluto e vi abbraccio fortissimo con un breve dialogo estrapolato da Alice nel paese delle meraviglie:
“Non capisco cosa intendi dire” disse Alice. “Certo che non capisci!” esclamò il Cappellaio, con un cenno sprezzante del capo. “Ci scommetto che non hai mai provato a parlarci assieme, col Tempo!” “Forse no” rispose Alice cautamente “ma so che quando facciamo musica dobbiamo battere il tempo” “Ah, ecco! Ora tutto si spiega!” esclamò il Cappellaio. “Lui non tollera di essere battuto. Vedi, se te lo tieni amico, lui fa quasi tutto quello che vuoi con l’orologio. Per esempio, mettiamo che siano le nove del mattino, stanno per cominciare le lezioni: tu prendi il Tempo e gli sussurri una parolina, e via che le lancette girano in un baleno! L’una e mezza, è l’ora del pranzo!”
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