Netflix stupisce proponendo un prodotto diverso. 4 cortometraggi, il primo della durata di circa 40 minuti, gli altri più brevi, tutti tratti da racconti di Roald Dahl e confezionati da Wes Anderson.
Il regista ha recentemente presentato La meravigliosa storia di Henry Sugar alla Mostra del Cinema di Venezia, tenutasi il mese scorso. Questo mediometraggio è uscito su Netflix il 27 settembre 2023 e verrà seguito a ruota dagli altri: restate sintonizzati, vi parleremo di tutti e quattro.
Wes Anderson incontra Roald Dahl: l’occhio del regista
Questi due nomi, accoppiati, fanno sperare.
Da un lato, un regista il cui immaginario richiama atmosfere delicate ed eleganti, dai colori pastello, ideali per sognare e raccontare con dolcezza anche temi particolari. I film di Wes Anderson (come I Tenenbaum, Grand Budapest Hotel, Moonrise Kingdom) sembrano richiamare un pubblico giovane, per palette cromatica, attori e impressione generale, ma spesso nascondono sorprese e curvature sottese per un pubblico più adulto.
Dall’altro lato, uno scrittore per bambini, e non uno qualunque: lo scrittore per bambini per antonomasia, quello che tutti conoscono, famoso per aver inventato il GGG, le Streghe, Matilda e Willy Wonka. Possiamo aspettarci tanto da questi due nomi.
Non tutti forse sanno che Wes Anderson ha già portato sullo schermo una storia di Roald Dahl: il film di animazione in stop-motion Fantastic Mr. Fox, che vi consigliamo di recuperare.
I quattro cortometraggi sono tutti tratti dalla raccolta Un gioco da ragazzi e altre storie, e qui ve li presentiamo. Un piccolo segreto: sembra che il primo sia il racconto di Roald Dahl preferito dal regista.
La meravigliosa storia di Henry Sugar, ora su Netflix
Non aspettatevi una narrazione convenzionale. Questo mediometraggio somiglia più a un audio-libro, anzi, a un video-libro. I più piccoli devono essere pronti ad ascoltare una storia, non solo a guardarla.
Anderson racconta la storia in modo differente dal solito, con una trama costruita a scatole cinesi e le parole che diventano protagoniste quasi al pari delle immagini. Nei dialoghi sentiamo i “disse” tipici della lettura, e le descrizioni tratteggiano i personaggi più della loro stessa rappresentazione. Gli stessi attori interpretano più ruoli, come nel teatro; ci vengono mostrate le scenografie, vediamo i trucchi.
Henry Sugar è un uomo che riesce a vedere senza i suoi occhi. Eppure, anche usando tanta fantasia, tante parole, tante immagini simmetriche e perfettamente costruite, il regista vuole convincerci che stiamo ascoltando… una storia vera.
The Swan di Wes Anderson
Il Cigno è un racconto crudo. Roald Dahl dipinge il bullismo nell’unico modo possibile, mostrandone l’insensata crudeltà. L’elemento magico nel finale del racconto dà speranza, ma Wes Anderson lo racconta con una sincerità sconcertante. Questo è un cortometraggio forte, da guardare insieme ai più piccoli. Alcune inquadrature sono di grande eleganza, il regista riesce a rappresentare il moderno Icaro con poche silhouettes ben tratteggiate.
The Ratcatcher, lo stermina topi
In italiano, il Derattizzatore, ovvero lo sterminatopi. Un personaggio che non si riesce a smettere di fissare, perché inquieta: somiglia agli animali che deve eliminare. Ai bambini, il protagonista ricorderà Peter Minus, l’Animagus della saga di Harry Potter capace di trasformarsi in topo, con i capelli marroncini e gli incisivi in bella vista. Agli adulti amanti del cinema, potrebbe ricordare il primo Nosferatu, vampiro sbarcato insieme ai topi e alla peste, con gli incisivi allungati al posto dei canini, per non pagare i diritti al più famoso Dracula.
Poison
Poison, il Veleno, è la prova che la prosa può creare una suspense pazzesca. Anderson si fida di Dahl, e gli affida il compito di creare attesa, tensione. Benedict Cumberbatch interpreta un uomo a letto, costretto a rimanere immobile e a sussurrare, per non irritare il serpente che gli dorme sulla pancia… Solo nel finale capiamo quale è davvero il veleno a cui Dahl si riferisce.
Perché i corti di Wes Anderson ci piacciono
Roald Dahl piace ai bambini perché è sincero. Le sue storie non mentono ai lettori, non cercano di abbindolarli, sono a volte crude, sono divertenti, sono oneste. In un certo senso, all’onestà punta anche Wes Anderson, con il suo stile artigianale e tradizionale, che non nasconde l’illusione, cercando di creare uno stile genuino, che rifugge dall’eccesso di effetti speciali.
Il connubio tra questi due autori piacerà ai più grandi per la sua originalità e ai più giovani per la sua onestà, perché a loro no, non si può mentire.
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