Kant spiegato ai ragazzi: il filosofo della Ragione e della Morale
Kant. Alcuni (esagerando) dicono che la filosofia inizia con Platone e finisce con lui. Indubbiamente, però, è un pezzo grosso, uno dei più grossi. Qualcuno dice che Kant ha ridefinito il modo di pensare del nostro mondo occidentale. In questo decimo articolo della serie Filosokids, ecco Kant spiegato ai ragazzi.
La vita semplice di un grande pensatore
Rispetto ad altri filosofi che hanno avuto anche vite interessanti, Kant potrebbe essere agilmente definito una persona noiosa. Non ha mai viaggiato molto; è rimasto quasi sempre nella sua città natale Königsberg, in Prussia (oggi Kaliningrad in Russia). Ogni giorno faceva lunghe passeggiate alla stessa ora, tanto che i suoi vicini potevano regolare gli orologi guardandolo! Tipo abitudinario, ossessivo. Ma sicuramente una delle migliori menti del suo secolo.
La conoscenza attraverso i ‘filtri’ della mente
Da brava persona ossessiva, le sue idee sono un po’ rigide, nette. Lui è stato uno dei filosofi illuministi più importanti. Pensava che usare la nostra testa per pensare fosse la cosa più importante. Per lui, dovevamo sempre cercare di capire le cose usando la logica e la ragione. Le sue teorie sono un po’ complicate, piene di tecnicismi e di distinzioni concettuali.
Partiamo dalla fiducia che, da bravo filosofo, ha nei confronti della Ragione. Non si tratta di una fiducia gratuita, ingenua. La sua opera più importante è appunto dedicata a quello che noi possiamo davvero conoscere, ovvero, fino a dove la nostra ragione può arrivare. Secondo Kant, non vediamo mai le cose come sono davvero, ma solo come appaiono a noi. È un po’ come indossare occhiali colorati: tutto ha una sfumatura diversa a seconda degli occhiali che portiamo.
La testa è la nostra e quindi vediamo per forza il mondo a modo nostro, nella nostra prospettiva di umani. Le cose stanno lì e ci ‘parlano’, ma noi possiamo capirle solo nella nostra ‘lingua’. Kant pensava che la nostra mente funzionasse un po’ così. La nostra mente ha dei “filtri” che usiamo per capire tutto ciò che vediamo e sentiamo. Non possiamo mai vedere il mondo come è davvero, ma solo come appare a noi attraverso questi filtri. Questi filtri sono le nostre idee, esperienze e sensazioni.
Sembra una questione di poco conto ma, in realtà, era parecchio innovativa per l’epoca e ha avuto così tanto successo che a noi, adesso, sembra una banalità.
La ragione e i limiti del sapere
Questi “filtri” sono parte di ciò che Kant chiamava “categorie della mente“. Secondo lui, ci sono alcune idee fondamentali, come il tempo e lo spazio, che la nostra mente usa per organizzare tutto quello che percepiamo. Quindi, ogni volta che vediamo qualcosa, lo mettiamo automaticamente in una categoria di tempo e spazio, senza nemmeno pensarci!
Per usare la ragione come ‘schiacciasassi’ bisogna, insomma, provarne l’efficacia, vedere dove può arrivare e dove non ci tradisce… e Kant mette assieme tutto un armamentario di concetti per capire quali sono i terreni sicuri e quelli inesplorati.
L’imperativo categorico: la bussola morale di Kant
Una volta fatto questo, è possibile usare la ragione per capire come comportarci, non solo usarla per conoscere il mondo ma anche per agire. Dal momento che gli ‘occhiali’ sono gli stessi per tutti, secondo Kant c’è anche un solo modo di comportarsi valido. Questo modo giusto lui lo chiamava “imperativo categorico“. È come una regola d’oro che dice: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Questo significa che, prima di fare qualcosa, dovremmo chiederci: “Mi piacerebbe se tutti facessero così?” Se la risposta è sì, allora è probabilmente una cosa giusta da fare. Kant diceva che dovremmo seguire questa regola in ogni situazione, senza eccezioni, perché ci aiuta a trattare tutti con rispetto e giustizia. Immagina che dentro di noi ci sia una piccola bussola, come quelle che usiamo per trovare la strada. Questa bussola non ci dice dove andare nel mondo, ma ci aiuta a capire cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Kant credeva che ogni persona avesse una bussola del genere (la Ragione), e che questa bussola ci spinge a fare sempre la cosa giusta, non perché qualcuno ce lo dice, ma perché dentro di noi sappiamo che è la cosa giusta da fare. Ad esempio, se un amico cade e si fa male, la nostra “bussola morale” ci dice che dovremmo aiutarlo, non perché qualcuno ci offre un premio, ma perché sappiamo che è la cosa giusta.

L’eredità di Kant: pensare e agire
In poche parole, Kant ci ha insegnato che è importante usare la nostra testa per capire il mondo e per fare ciò che è giusto. Anche se le sue idee possono sembrare difficili, ci ricordano che la ragione è uno strumento potente che tutti abbiamo dentro di noi. La bussola che ci mostra come comportarci bene.
Anche oggi, le idee di Kant sono ancora molto importanti. Ci aiutano a riflettere su come conosciamo il mondo e su cosa possiamo veramente sapere. La sua domanda su come la nostra mente filtra e organizza ciò che percepiamo continua a influenzare i pensatori moderni. In fondo, ci ha insegnato che capire il mondo e sapere cosa è giusto sono due cose che vanno sempre di pari passo. Pensare e agire in modo giusto non è sempre facile, ma Kant ci ha mostrato che con la ragione possiamo trovare la strada giusta, proprio come con una mappa possiamo trovare il percorso migliore.
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