Pc, tablet, smartphone con internet sono dispositivi ormai accessibili ai bambini più piccoli sin dai primi anni di vita. Si tratta tuttavia di strumenti potenzialmente pericolosi sotto diversi punti di vista e per questo oggi associazioni, educatori, insegnanti, genitori sempre più sentono il bisogno di trasmettere a bambini e ragazzi delle regole di utilizzo condivise.
Scopriamo i progetti per la consapevolezza e il benessere digitale che stanno creando conoscenza e supporto con strumenti pratici e gratuiti da usare per proteggerli.
Il progetto “Connessioni delicate”
Le associazioni di pediatri ACP – Associazione Culturale Pediatri, FIMP – Federazione italiana Medici Pediatri e SIP – Società Italiana di Pediatria in collaborazione con Meta e Fondazione Carolina (nata in memoria di Carolina Picchio, prima vittima riconosciuta in Italia di cyberbullismo) hanno lanciato su tutto il territorio nazionale il progetto Connessioni delicate, dedicato alla prevenzione e alla cura dei principali rischi per la salute psicofisica che uno scorretto uso dei device – tablet, computer e smartphone – può causare a bambini e ragazzi.
L’obiettivo è promuovere la consapevolezza del corretto uso della tecnologia e le buone pratiche in questo campo, grazie alla guida esperta e attenta di oltre 11mila medici pediatri, ai quali verranno forniti momenti di formazione ed informazione – oltre a materiali educativi e multimediali, disponibili anche per le famiglie sul sito Minori online – dedicati alla prevenzione dei pericoli in cui i minori possono incorrere online.
Il lancio su scala nazionale segue ad una prima fase pilota del progetto, realizzata lo scorso anno da un pool di medici pediatri volontari, che ha coinvolto circa 800 famiglie in tutta Italia nella compilazione di un questionario anonimo sulle abitudini e sui comportamenti online dei ragazzi. È emersa una scarsa percezione delle famiglie dei rischi che l’uso improprio della tecnologia digitale può provocare: dai sintomi della dipendenza, ai principali pericoli in termini di salute psicofisica, come sexting e grooming. Questi risultati hanno permesso di redigere un primo “Bilancio sulla salute digitale”, un documento che consentirà ai pediatri di definire i parametri di sviluppo psicofisico dei bambini, con particolare attenzione alla sfera del digitale.
Patti digitali di comunità
Un’altra esperienza che si propone di regolare il rapporto dei più giovani con il web e i social sono i Patti digitali di comunità, promossi dal Centro di Ricerca “Benessere Digitale” dell’Università di Milano-Bicocca e da tre associazioni attive nel campo dell’educazione consapevole all’uso dei media (Mec, Aiart Milano e Sloworking).
La base di partenza è la convinzione che l’educazione digitale sia efficace se viene offerta in modo coordinato da parte di una comunità (genitori, scuole, pediatri, istituzioni, oratori, scout, società sportive, ecc.) in cui ci si supporta a vicenda, ad esempio mettendosi d’accordo collettivamente sull’età di consegna degli smartphone ai ragazzi, o sul loro accesso ai social.
Le famiglie, gli educatori, gli insegnanti e gli enti insieme individuano che vogliono redigere un Patto digitale individuano insieme le regole di utilizzo dei supporti digitali (esse riguardano ad esempio i momenti e la quantità di tempo da dedicare a internet, i contenuti accessibili e quelli vietati, ecc.), condividendole e applicandole in modo comune.
Così facendo si diminuisce la pressione sociale all’anticipazione e si apre uno spazio per un dialogo tra famiglie, una vera e propria alleanza che consente di gestire la delicata tematica dell’uso del web e dei social con più preparazione e convinzione.
Per sottoscrivere un nuovo Patto per l’educazione digitale serve innanzitutto un gruppo di persone interessate al tema del digitale e al suo impatto educativo su bambini e ragazzi: si può quindi consultare nel sito l’iter per la redazione del documento e scaricare un fac-simile, e in caso di domande anche chiedere supporto alla Rete.
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