L’intelligenza artificiale è il tema del momento. Fenomeni come Midjourney e ChatGPT hanno attirato l’attenzione, suscitato polemiche e preoccupazioni.
Come spesso accade, anche su questo argomento ci sono gli entusiasti e i pessimisti: quelli che vedono solo gli aspetti positivi e quelli che invece si concentrano sui potenziali rischi.
Ma quanto è veramente nuovo questo fenomeno? Quanto è unico e quanto c’è davvero da ”preoccuparsi”?
Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine.
Cosa significa Intelligenza Artificiale?
Innanzitutto il termine intelligenza è particolarmente scivoloso: non abbiamo le idee chiare nemmeno quando si tratta di definire l’intelligenza umana. E’ però piuttosto intuitivo che l’intelligenza di questi strumenti sia di un tipo diverso rispetto a quello che intendiamo con frasi del tipo ”Carla è molto intelligente”.
Fino a che punto saremmo disposti a definire una calcolatrice ”brava in matematica”? I vari dispositivi che attualmente rientrano sotto il nome di intelligenze artificiali sono appunto come una calcolatrice. Sono strumenti che non sanno quello che fanno ma che sono molto efficaci (”bravi”) a risolvere uno specifico compito: come, per esempio, disegnare qualcosa o scrivere un testo.
L’intelligenza che siamo abituati a definire tale è nota come intelligenza generale: quella che viene definita intelligenza artificiale, invece, è un’intelligenza specifica, scollegata dal resto. Un’IA che compone poesie non ha bisogno di conoscere il significato delle parole: basta che sappia dove vanno messe per poter essere definite ”poesia”.
L’IA della fantascienza (quella di Matrix, di Io Robot, di Blade Runner) ha spesso la capacità di applicarsi a problemi molto diversi tra loro con lo stesso livello di efficacia, così come farebbe un umano. Gli addetti ai lavori la chiamano Intelligenza Artificiale Generale\Forte. Per ora, tutti i modelli che vediamo in giro sono invece di un’altra categoria: quella delle intelligenze artificiali Ristrette\Deboli.
Niente da preoccuparsi quindi?
Preoccuparsi per il moltiplicarsi dell’IA sarebbe come preoccuparsi dell’invenzione dell’automobile o del telaio meccanico?
Non esattamente. Pur nella loro limitata forma attuale, questi modelli hanno un peso sempre più pervasivo nella nostra quotidianità. Strumenti del genere sono dietro i suggerimenti automatici di Google e Netflix, vengono utilizzati per realizzare analisi di mercato che un tempo avrebbero richiesto mesi di sondaggi e rilevazioni. Reti come Deepl o Quillbot offrono già servizi che permettono di scrivere, parafrasare e riassumere brevi testi. Un articolo come questo potrebbe essere tranquillamente stato scritto con una di queste piattaforme e, similmente, potrebbe essere tradotto in diverse lingue senza che nessuno sia più in grado di risalire all’originale.
Insomma, pur non essendo ancora quelle della fantascienza, le IA sono tra noi già da un po’ di tempo. Starà alla nostra consapevolezza l’uso che faremo di questi strumenti.
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