Tre domande a Nicoletta Bortolotti
Nicoletta Bortolotti è un’ottima scrittrice: con i suoi romanzi sa conquistare lettori di ogni età. Tra i titoli più noti, ricordiamo La bugia che salvò il mondo, Quelle in cielo non erano stelle, Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del metrò, Un giorno e una donna.
Il nostro redattore junior Lorenzo Galli, in arte Null, ha realizzato una breve intervista all’autrice: tre domande sulla scrittura, i libri per bambini e per adulti, e i personaggi che li abitano.
1. I tuoi libri trattano sempre personaggi e temi importanti. Un giorno una donna è la biografia romanzata di Christine de Pizan ed è stato candidato al Premio Strega 2023. Come scegli i personaggi e gli argomenti per i tuoi romanzi e che tipo di ricerche e di studi fai per dargli vita?
I miei romanzi sia per ragazzi sia per adulti sono generalmente a sfondo storico, anche se non proprio tutti. Con il termine storico non mi riferisco solo alla storia passata, ma anche a quella contemporanea. Mi piace narrare la piccola storia dei personaggi nel contesto della grande Storia in cui muovono le loro vicende. Perché le due dimensioni non sono mai disgiunte.
La ricerca è sempre molto impegnativa, ma anche entusiasmante, perché bisogna rendere bene tutti i dettagli di un ambiente o di un’epoca. Non solo, dunque, verte sulla trama principale, ma anche su quegli elementi di contorno che rendono davvero un’atmosfera e coinvolgono il lettore facendolo sentire “dentro” la vicenda. Ed è lì che è più facile sbagliare.
Per esempio, per scrivere il libro che hai citato, Un giorno e una donna, sulla vita di Christine de Pizan, prima donna scrittrice vissuta nel Medioevo, non mi sono solo documentata sui dati biografici della sua esistenza, ma anche sui cibi che mangiava a tavola, sulla cosmesi delle donne tra XIV e XV secolo, e su come poteva svolgersi la loro vita quotidiana. Ho impiegato quattro anni per scrivere questo libro.


2. Quali sono le differenze tra scrivere per adulti e scrivere per un pubblico più giovane? Quali sono invece le cose che accomunano i diversi target?
Scrittura per adulti e scrittura per ragazzi si sono affiancate nel mio percorso creativo come affluenti di un unico fiume da cui nascono le storie. L’una trae nutrimento dall’altra. La sfida più difficile dello scrivere per ragazzi, prima ancora che sul piano della costruzione narrativa, della trama o dell’intreccio, si gioca sull’accordo della voce narrante. Accordo perché è un po’ come accordare uno strumento musicale.
Nei laboratori di scrittura suggerisco agli studenti e agli insegnanti di non avventurarsi nell’elaborazione di complesse schede di personaggi, per creare protagonisti, eroi o antieroi credibili. La scrittura per ragazzi è più diretta, a volte più incisiva e meno banale rispetto a quella per adulti. La scrittura per adulti, viceversa, lascia più libertà di stile. In entrambi i casi scrivere è un atto molto più fisico, più pratico rispetto a quello che si può pensare: coinvolge il corpo. Camminare con i passi sulla strada e la mente nella storia è già un modo di narrare.
3. Se una persona volesse intraprendere la strada della scrittura che consigli daresti?
Gli darei un consiglio di Hernest Hemingway, che a me è stato molto utile e che utilizzo nei miei laboratori di scrittura: tutto quello che devi fare è scrivere una frase vera. Scrivi la frase più vera che sai.
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