Dalla ricerca che abbiamo condotto quest’anno sullo smart working, ne abbiamo visto le grandi potenzialità anche nel nostro Paese. Tuttavia, in Italia permane una certa diffidenza soprattutto delle Pmi. Di difficoltà e prospettive si parlerà al 21 al 25 maggio nella Settimana del lavoro agile
Siamo giunti al termine di questo percorso che per un anno ci ha portato ad approfondire il lavoro agile: come funziona, quali sono i vantaggi e quali le criticità. A un anno dall’entrata in vigore della legge che lo promuove in Italia, possiamo dire che non molto è cambiato se stiamo sui numeri. Invece, sono aumentate la sensibilità, la curiosità e la ricerca di informazioni. Un’occasione sarà la prossima Settimana del lavoro agile, in programma dal 21 al 25 maggio, con programmi specifici a Milano e in Veneto.
Il lavoro agile funziona se c’è fiducia
C’è un elemento fondamentale che emerge dalla ricerca che abbiamo condotto in questi dodici mesi: per far funzionare lo smart working ci vuole fiducia. Da parte del datore di lavoro, del lavoratore, ma anche del consulente (consulenti del lavoro in primi) che segue l’azienda. Se è vero che la norma fortunatamente non aggiunge complicazioni burocratiche, non significa che applicare il lavoro agile sia come bere un bicchier d’acqua. è comunque un accordo fra le parti, dove si decidono modalità, strumenti, rispetto delle norme di sicurezza per quando il dipendente non lavora in ufficio.
Forse è questo il passaggio che spaventa di più le realtà di piccole dimensioni: oltre a non vedere il lavoratore alla sua scrivania, gli investimenti tecnologici iniziali possono essere visti con sospetto. Mentre, lo abbiamo visto, per le grandi aziende sta quasi diventando una moda introdurre lo smart working nei contratti integrativi. Ma è proprio perché il tessuto produttivo italiano si fonda sulle pmi che da noi, appunto, il lavoro agile non è ancora una solida realtà.
Per uno smart working di successo ci vuole programmazione
Un altro elemento che accomuna le esperienze positive che abbiamo raccolto quest’anno, è che lo smart working è stato (e deve essere) un percorso. Che si tratti di multinazionali come Safilo, enti pubblici come la Provincia di Trento o pmi come MOCA Interactive, denominatori comuni sono programmazione, accompagnamento e verifica.
Anche se per uno o due giorni alla settimana, lo smart working è comunque una modalità differente di lavorare che sia il dipendente che il suo capo devono metabolizzare. è il famoso cambio di mentalità, basato sulla fiducia reciproca, necessario e di cui abbiamo spesso parlato in questi mesi. E cioè lavorare per obiettivi e non per ore. Inoltre, gli strumenti tecnologici vanno testati e implementati: un telefono e un portatile non sono sinonimo di smart working. Sono solo un mattoncino.
Formazione e informazione alla Settimana del lavoro Agile
Il lavoro del Kid Pass Blog sullo smart working è cominciato nel pieno della prima Settimana del lavoro agile 2017, di cui la città di Milano è promotrice. Mentre in Veneto si è tenuta una giornata di studi dedicata. Questo percorso, ora, si conclude annunciandovi la Settimana del lavoro agile 2018, di nuovo ricchissima di appuntamenti. Milano sarà ancora una volta sotto i riflettori, nonché la sede di tutte le conferenze e worskshop organizzate. La Regione Veneto, invece, ha deciso di investire anch’essa in una settimana di iniziative, nell’ambito di un più ampio progetto di promozione del welfare aziendale di cui ha fatto parte anche la nostra ricerca. Qui la Settimana del Lavoro Agile sarà “diffusa”,“con eventi organizzati in tutte le province.”
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