Arriva la nuova rubrica “Piccoli artisti”, dedicata al mondo del disegno infantile, da valorizzare non solo come gioco, come linguaggio intimo tra bambino e genitore, ma anche come vera e propria opera d’arte. A condurci in questo viaggio alla scoperta di cosa si nasconde dentro i disegni dei nostri bambini, ci sarà Caterina Odelli, pittrice e mamma di due piccoli artisti sempre pronti a sperimentare la libera espressione grafica, senza limiti e stereotipi.
Se il disegno di un bambino potesse parlare…
“ Buongiorno cari genitori, abbiate pazienza e dedicatemi due minuti in più di quelli che già a fatica ricavate tra ore di lavoro, faccende di casa e doveri giornalieri, e prendetemi nelle vostre mani. Non sono il solito, e ormai vecchiaccio, foglietto di pubblicità abbandonato sul vostro parabrezza, non sono un post-it dal falso giallo timido che un collega vi ha lasciato sulla scrivania con il fare intimidatorio. Non sono nemmeno un’impettita pratica del Sig. Tal dei Tali da archiviare. Io sono un messaggio d’amore. Nasco dai pensieri e dai sogni dei vostri bambini solo per voi. Si lo so, lo so a molti sembrerò un po’ bizzarro, ma sono spesso colorato e in questo sta già gran parte della mia simpatia. Sono un tipo misterioso, anche se in verità sono un gran chiacchierone, e parecchio affascinante al pari di un’opera d’arte. Se solo mi concedeste la possibilità di farmi conoscere, ve ne racconterei delle belle…”
Se il disegno infantile potesse parlarci con il linguaggio verbale, credo si presenterebbe proprio in questo modo. Con l’aria strafottente di chi la sa lunga, certo del valore che ha insito in sé come opera grafica e come portatore di un grande messaggio d’amore. Chissà se a quel punto saremmo più propensi ad ascoltarlo. Invece si esprime sottovoce, in quei pochi (e magici) momenti in cui il bambino gioca tranquillo con i colori, concentrato in una sorta di dialogo tra se e sé, a volte lasciandosi scappare qualche commento, altre accompagnandosi da una canzoncina tanto è la sensazione di libertà e benessere che deriva dall’atto creativo. Cresce e si arricchisce seguendo lo sviluppo stesso del suo creatore che conosce il mondo attorno a lui ancor prima di saperlo descrivere, certamente prima di poterlo riscrivere.
Come evolve il disegno di un bambino: dallo scarabocchio al disegno stereotipato
Si avvale di segni, di colori e poi d’immagini. Si mostra nel suo aspetto più bizzarro, lo scarabocchio, passando da quello più pasticciato con macchie colorate che chi più ne ha più ne metta, e partendo dal foglio…si espandono al tavolo…ai vestiti…ai muri…con un’infinita gioia per il bimbo (stranamente !?!? non condivisa dal genitore) che lasciando traccia di sé si accorge di esistere, di essere una cosa separata dal resto del mondo. E ha una gran voglia di dirlo a tutti!
Proseguendo fino ad arrivare al disegno rappresentativo e terminare successivamente con il disegno stereotipato. Il disegno acquista un’importanza formativa nello sviluppo della personalità e della psiche del bambino poiché gli permette di rappresentare e partecipare al mondo circostante proponendo quelli che sono i suoi pensieri. Egli arriva ad elaborare ed ad esporre in maniera sintetica, soggetti e problemi che affiorano disordinatamente da più parti del vivere quotidiano, riuscendo a rappresentarli con immediatezza e sincerità.
Perché il disegno libero è importante per il bambino
Lo scarabocchio, il disegno, le attività artistiche in generale, infatti, per la loro possibilità d’astrazione e di rappresentazione di concetti ed emozioni, sono una delle forme e fasi di gioco più evoluto e creativo. Diventano il “piacere dell’assurdo”, il piacere del giocare con i pensieri e le parole in piena libertà facendosi beffe delle costrizioni logiche. Il gioco come l’arte, in quanto finzione, è svincolato dalla realtà e dagli obblighi della ragione, perciò si può dire tutto, rappresentare tutto…tanto è solo un gioco! Oppure diventano il piacere più distensivo e rassicurante del “già noto”, che spesso caratterizza sia a livello verbale sia figurativo l’universo espressivo del bambino, il quale non si stanca mai (mai!!!!) di ripetere (ripetere!!!) le stesse (stesse!!!) parole, le stesse (stesse!!!) frasi o di tracciare le stesse immagini.
Il disegno infantile seduce la nostra curiosità perché non esistono disegni di adulti. L’adulto quando non è un artista o l’aspetto grafico non è parte integrante del suo lavoro, non disegna, ma si limita a qualche veloce ”scarabocchio” non figurativo… magari durante una telefonata, o a qualche tentativo di ritratto in caricatura. Come per il gioco si tratta di un’attività che declina con l’età. Inutile ripetere che con la vita frenetica che conduciamo ritagliarsi anche il tempo per giocare o disegnare sia davvero difficile, oltre a sembrarci addirittura paradossale… Eppure l’arte grafica, la musica, la danza sono importanti mezzi che possono aiutarci a rileggere e a riconoscere le nostre emozioni, in grado di ricompensarci di tanti sacrifici e fatiche giornaliere con uno stato di benessere proprio e da condividere con chi ci sta accanto. Purtroppo, non solo abbiamo perso l’abitudine di ascoltare le nostre emozioni, ma non riusciamo nemmeno ad ascoltare quelle espresse dai nostri cari, almeno che non siano pronunciate ad alta voce.
Valorizziamo i lavori artistici dei nostri figli?
Partecipando a una riunione d’inizio anno scolastico, un’insegnante della scuola materna, chiedeva a tutti i genitori, la cortesia (o forse era una sorta di preghiera) di ritirare i disegni che i bambini facevano durante il giorno, e che venivano lasciati volutamente sopra l’armadietto per essere ammirati e portati a casa. Rilevava come fosse spiacevole vederli rimanere abbandonati per giorni, e di quanto i bambini ne fossero delusi. Ero molto stupita. Ho immaginato il visetto di un bimbo deluso. L’espressione di un sentimento che oggi facciamo di tutto per evitare. Subito però mi è balzato alla mente il momento in cui i bimbi escono dalla classe: togli il grembiule, metti la giacca, “che bello. Amore!, l’hai fatto tu??” aspetta un attimo, stai fermino, fai passare..ciao..ciao, chiudi la giacca, e “questa disegnata chi è??” metti il cappello perché fuori è freddo, ciao..ciao, si a casa mangiamo, non correre, no, andiamo al bagno a casa, prendi il sacchettino….ciao, ciao. Ciao tutti!!!!
Eh beh si, effettivamente quel bellissimo foglio seppur coloratissimo ci può scappare, ma finché non sono diventata mamma (e una mamma come tutte, sempre di corsa, in super ritardo su quello che deve fare dopo) non potevo certo immaginare succedesse una dimenticanza simile.
La mia storia di bambina che amava disegnare e il ruolo dei miei genitori
Il mio passato di bambina, infatti, mi raccontava una storia diversa. Ogni volta che entravo nello studio del mio papà, in silenzio, con gli occhi sgranati, affascinata dai suoi libri, dal suo disordine “controllato” di fogli e riviste, rimanevo catturata da un’infinita di colori. Inseriti qua e là nel suo spazio, quei colori erano invadenti, vivaci, allegri, chiassosi, come solo i bambini sanno essere. In tutto quel silenzio da adulti io mi facevo sentire. Tanti dei miei disegni erano appesi alle pareti, rigorosamente protetti con cura come solo un genitore sa fare, e impreziositi da una cornice.
A cinque anni, mi sentivo già un’artista affermata e stimata. Da lì sono partiti tutti i miei sogni, qualcuno l’ho realizzato, qualcuno mi accompagna ancora, qualcuno è ormai…lontano (magari un giorno riuscirò a disegnare nelle nuvole insieme a Mr. Walt Disney). Pennelli, tempere, matite, pastelli a olio…stoffe, cartoni, tele,…mani sporche, vestiti vecchi e comodi. Ero una bambina che disegnava nel fango, faceva collage con le foglie e riempiva lo zaino di mamma e papà di sassi da colorare. Avevo un mondo tutto mio da celebrare con gioia, con la certezza che chi ne avesse fatto parte lo avrebbe ascoltato e capito. Sono cresciuta con il coraggio di esprimere liberamente le emozioni, di giocare con la fantasia, di ricrearla e di sentirmi unica. Se per molti non è il raggiungimento del successo, si può sicuramente considerare un bellissimo modo di vedere le cose e di viverle. Posso esprimere con certezza e gratitudine verso i miei genitori, che ciò non sarebbe stato possibile senza il loro ascolto e appoggio.
Il dialogo tra genitori e figli anche attraverso la comprensione dei loro disegni
Fare il genitore, lo sto scoprendo anch’io in questi anni, porta con sé infiniti dubbi e insicurezze. Forse quello che ci preoccupa di più, è se i nostri figli saranno un giorno in grado di trovare il loro “posto nel mondo”, che li rispetti e gli dia la possibilità di esprimere se stessi senza reprimere ingiustamente le loro potenzialità. Se saremo noi, in grado di condurli e appoggiarli nella formazione della loro personalità, se saremo in grado di trasmettere i valori che ci sono propri e che saldi nei loro cuori e nelle loro menti li aiuteranno a scegliere il bene. Se ameranno, se saranno amati, se saranno rispettosi, se saranno rispettati. Se saranno forti per fronteggiare gli imprevisti della vita. Se saranno coraggiosi e se con coraggio cercheranno il raggiungimento della felicità. Felicità che a mio avviso è rappresentata dalla famiglia, dagli affetti, dal conoscere le proprie emozioni e dall’accettare la personalità di chi ci sta accanto. Se si sentiranno liberi, di esprimersi, di viaggiare, di conoscere, di mostrarsi agli altri senza il timore di essere giudicati….
Più strumenti e possibilità di confronto diamo sin dai primi anni ai nostri bambini e più il dialogo con noi resterà aperto, maggiore sarà la nostra conoscenza, maggiore sarà la nostra comprensione. Ecco perché anche il disegno ci regala una chiave di lettura del modo di vedere, sognare e vivere dei nostri bambini che non riuscirebbero a rappresentare con altri mezzi. Sederci accanto a loro finché disegnano, prendere in mano le loro opere e osservarle, oltre a farci sorridere per la loro simpatia, improvvisazione e apparente non-sense ci guida in un mondo sincero, vivace e chiassoso come solo i nostri bambini sono in grado di ricreare. Ascoltiamolo.
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