Le fiabe non sono solo uno svago, ma uno strumento educativo fondamentale: è importante scegliere la complessità giusta in base all’età dei bambini
Sin dai tempi antichi l’uomo ha sempre raccontato storie, per tramandare e creare quel patrimonio di conoscenze e valori condivisi che cementa le diverse società. E ha sempre trovato nell’elemento “magico“ la soluzione per spiegare l’inspiegabile. A un certo punto, il racconto ha cominciato a guardare con più attenzione all’infanzia, e sono nate le fiabe e le favole. Ma la funzione resta la stessa: aiutare i bambini a sviluppare coscienza di sé e del mondo che li circonda. Anche con l’aiuto di maghi e incantesimi.
Adulti e bambini attorno al fuoco
Nei secoli gli adulti hanno utilizzato le fiabe per far conoscere le tradizioni e i valori culturali della società: il racconto, prima dell’inizio della scrittura, avveniva per via orale, principalmente intorno ad un fuoco o in momenti dedicati. Tutti i membri della collettività venivano così a contatto con gli aspetti pratici e religiosi della vita, con le usanze della loro stirpe e utilizzavano tali insegnamenti per la risoluzione di pratiche ordinarie e quotidiane. L’eroe della fiaba viveva diverse avventure: si metteva in contatto con gli dei ai quali chiedeva un sostegno per salvare se stesso o il suo popolo, e diventava così il tramite tra la divinità e l’essere umano, tra la storia passata e quella presente. L’insegnamento veniva utilizzato dalle diverse generazioni e costituiva un sapere condiviso e conosciuto. Con il trascorrere del tempo, la narrazione si è differenziata sempre più sia nella forma che nei contenuti, così come si è modificato lo scenario di coloro che fruivano della loro “lezione”. La scrittura diede l’opportunità di divulgare maggiormente le storie, accorciando così le distanze territoriali e temporali, così da permetterne l’utilizzo in diverse epoche.
Fiabe e favole si avvicinano all’infanzia
Le fiabe, inizialmente patrimonio a disposizione di tutti i membri di una società, vennero affiancate dalle favole, racconti prevalentemente caratterizzati da protagonisti del mondo animale, ai quali venivano dati attributi umani: le favole avevano lo scopo dichiarato di presentare una morale, la distinzione tra il bene e il male ed arrivare così a trasmettere delle norme di “buon comportamento” o il valore delle azioni dell’uomo. Questi racconti divennero sempre più indirizzati ad un pubblico infantile, che ne caratterizzò sempre più i contenuti. Le fiabe classiche cominciarono a popolarsi di personaggi fantastici: re, regine, draghi e maghi rappresentavano tematiche legate al mondo dell’infanzia, permettendo ai bambini di identificarsi con i protagonisti e di vedere risolta una problematica o un compito evolutivo legato alla fase di vita vissuta. Qualche esempio: i fratelli Grimm con Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel e Cenerentola hanno toccato le problematiche legate all’abbandono, la rivalità tra fratelli o sorelle, la realizzazione del proprio sé. I libri di favole cominciarono a divenire quell’oggetto oggetto prezioso nel quale il piccolo, alla presenza dell’adulto/lettore, poteva vedere descritto quanto stava accadendo dentro di sé e i quesiti che occupavano la sua attenzione. Negli ultimi anni, la letteratura per bambini si è complessificata e differenziata ulteriormente per fasce d’età più ristrette: in libreria è, infatti, possibile trovare fiabe per i più piccoli e racconti per i bambini più grandi, proprio in risposta alle fasi dell’esistenza.
I più piccoli devono vedere il netto contrasto fra bene e male
L’attenzione al mondo dell’infanzia ha permesso di comprendere che un bambino ha una struttura psichica e mentale differente dall’adulto. Il suo modo di pensare e di rappresentare la realtà è fatto prevalentemente di immagini, alle quali il bambino cerca di dare un significato stabile a partire dalla propria esperienza diretta e concreta con essa. Le rappresentazioni interne della realtà sono caratterizzate dalla tonalità emotiva ed affettiva che una determinata esperienza ha avuto per il bambino. A partire da questo il bambino struttura delle mappe interne che gli consentono di orientarsi nel mondo. Solo a ridosso della preadolescenza, il bambino è in grado di sviluppare rappresentazioni interne della realtà più complesse e raggiunge l’abilità di pensare in maniera astratta e più diversificata. Per tali ragioni, è importante che le favole siano strutturate in maniera che il bambino le possa comprendere ed utilizzare.
Nelle fiabe classiche e nei racconti per i bambini più piccoli, i personaggi sono connotati in maniera chiara e non sono mai ambigui. Il protagonista ha un compito da svolgere ed un obiettivo da raggiungere, il bene ed il male vengono separatamente rappresentati. Ad esempio la strega/matrigna è sempre cattiva, la fata e la mamma sono sempre buone ed aiutano il protagonista a risolvere il problema. La matrigna di Cenerentola ha, infatti, un aspetto poco gradevole, si rivolge alla protagonista con atteggiamenti duri e sadici e la costringe a fare da serva nella sua stessa casa. Le sorellastre Anastasia e Genoveffa esprimono la rivalità tra sorelle in maniera chiara ed inequivocabile. La Fata Smemorina si rivolge a Cenerentola con fare gentile e l’aiuta ad uscire da una situazione di disagio causata dalle tre donne: mette a disposizione la sua abilità e la magia, ingrediente che rende ancor più affascinante e prezioso il raggiungimento del lieto fine. Il Principe Azzurro è un ragazzo di bell’aspetto e con fare gentile, che si innamora di Cenerentola e vivrà per sempre con lei felice e contento. Il lieto fine è una parte fondamentale della favola per i più piccoli. Nonostante i problemi affrontati nella storia e le angherie subite dalla protagonista, è importante che il finale sia positivo, per dare un messaggio di speranza ai piccoli e non lasciarli in una situazione di angoscia dalla quale non saprebbero come uscire. Anche le emozioni vengono espresse in maniera semplice. La gioia, la tristezza, la rabbia sono riconoscibili e mostrate nella loro intensità, così come la paura.
Le fiabe insegnano a superare la paura… e il proprio lato oscuro
Favole e fiabe divengono così un contenitore nel quale è possibile vivere anche un’emozione spaventosa come la paura. All’interno della storia il bambino vive insieme al protagonista questo vissuto ed apprende che lo si può attraversare senza esserne del tutto sopraffatti. Anzi, trova un modo per trasformarla in qualcosa di utile, ad esempio un campanello di allarme che fa comprendere cosa sta succedendo dentro di sé.
Dalla preadolescenza, come detto, i bambini cominciano a capire le sfumature e accolgono meglio storie e personaggi più complessi. Harry Potter, ad esempio, è un ragazzino scopre di essere un mago e che dovrà combattere contro Voldemort, il cattivo che vuole conquistare il mondo della magia. I vari personaggi che accompagnano Harry Potter nelle sue avventure contro Voldemort presentano aspetti di ambiguità che li portano a non svelare da subito la loro vera natura. Il protagonista accetta il loro aiuto, ma non sempre è in grado di capire da subito se chi lo affianca sia un suo alleato oppure no: solo in seguito ad alcuni avvenimenti, Harry scopre da che parte sta il personaggio e ne prende eventualmente le distanze. Il bene ed il male sono presenti in diversa quantità in ciascuno, proprio come avviene nella vita reale: anche Harry deve lottare contro la parte buia che è dentro di sé, e solo alla fine sceglie chi essere, sconfiggendo definitivamente Voldemort.
Per i bambini, libro o film d’animazione?
Le favole oggi diventano film d’animazione. In un mondo digitalizzato come il nostro, i bambini sono sempre più circondati da lungometraggi delle loro storie preferite. Molti piccoli preferiscono vedere il filmato, piuttosto che sentirsi raccontare la storia che li appassiona tanto. È importante ricordarsi che i nostri bambini sono in una fase evolutiva e devono essere sostenuti nella loro crescita. La fantasia e la creatività sono abilità importanti e fondamentali per un individuo: permettono di immaginarsi diversi scenari ed utilizzare le proprie risorse nella quotidianità, consentono di trovare soluzioni alle difficoltà e possono essere una risposta alla noia in momenti della giornata in cui i piccoli non sono impegnati in attività strutturate. Quindi, il film non dovrebbe sostituirsi completamente al piacere della lettura, che conduce ciascun bambino a creare dimensioni personali e uniche, in cui lo spazio è infinito e i colori sono così lucenti che nessuna immagine può rappresentare!
Il profilo della dott.ssa Lamera del Policentro Pediatrico di Milano
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