Tutti dicono che gli asili nido sono strategici per un’educazione di qualità che parta dalla prima infanzia e per aiutare le donne a restare nel mercato del lavoro, magari a entrarci pure, generando così ricchezza. Ma a guardare come stanno venendo gestiti i progetti del Piano asili nido coi fondi PNRR, c’è solo da preoccuparsi. Per questo Sara Malnerich e Francesca Fiore, note blogger di Mammadimerda, hanno avviato con altre promotrici la petizione online “Fate i nidi, fate presto!” sulla piattaforma Change.org: 11mila firme in meno di un mese, ma per fare massa critica ce ne vogliono molte di più.
Il punto della situazione sul piano asili nido del PNRR: i progetti
L’ultima volta che abbiamo parlato di asili nido e fondi PNRR, il problema era che le amministrazioni locali non partecipavano al bando nazionale: se l’obiettivo dato era quello di far arrivare l’Italia al target europeo di 33 posti disponibili ogni 100 bambini sotto i 3 anni (obiettivo del 2010, che l’Italia non ha raggiunto con una copertura ora del 26,9%), già il primo step per raggiungerlo si era rivelato difficile…
Poi, i progetti sono arrivati: il “Piano asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia” ha visto l’approvazione di 2.646 progetti (tra nuove costruzioni, riqualificazioni e ampliamenti), che riguardano 1.857 asili nido e 333 scuole dell’infanzia (2.190 strutture) per complessivamente 264.480 nuovi posti da attivare entro il 2026. Più di quanto inizialmente previso. Sulla carta poi, il Sud che lo scorso anno latitava, ed è l’area più scoperta, si è pure ripreso con la presentazione di oltre mille progetti (fonti: Italia Domani, Ministero Istruzione e Openpolis).
Perché i finanziamenti del piano asili nido rischiano di svanire
L’investimento totale è di 4,6 miliardi. Per avere il quadro completo: l’intera Missione 4 – Istruzione prevede di spendere 31,9 miliardi (su un totale di 221,1 miliardi a disposizione tra PNRR e Fondo Complementare dello Stato), di cui 9,8 destinati agli enti locali, cioè Regioni, Province e Comuni. Quindi, quasi la metà dei fondi che le amministrazioni locali riceveranno in questo ambito sono proprio destinati al Piano asili nido e scuole dell’infanzia.
Fin qui sembra tutto bene, ma allora qual è il problema? Il problema è che il Piano asili nido arranca di proroga in proroga: in questo momento i Comuni hanno la scadenza del 20 giugno per affidare i lavori, da avviare poi entro il 30 novembre. È già la seconda proroga di questo step (inizialmente era il 31 marzo), ma è decisiva, perché è considerata una “milestone” da completare entro il 30 giugno, cioè entro la fine del secondo trimestre 2023, per poter poi richiedere il finanziamento europeo. Milestone (traguardo) e target (obiettivo) sono gli step di attuazione del PNRR che ogni Stato ha concordato con la Ue: al loro raggiungimento è vincolata l’erogazione progressiva dei fondi.
Le cause dei ritardi sono note e le avevamo delineate anche lo scorso anno: l’italica burocrazia e l’incapacità degli enti locali di gestire, e rendicontare, progetti così complessi nelle modalità richieste dalle regole europee. Il personale della Pubblica amministrazione già scarseggia, e mancano le competenze adeguate soprattutto nei Comuni più piccoli.
La petizione su Change.org per il Piano asili nido
Mentre, secondo le ultime notizie, il ministro per il PNRR Raffaele Fitto afferma che verrà spostato questo obiettivo intermedio per salvare tutto il Piano, ma non è chiaro con che esito, già da metà maggio le blogger di Mammadimerda Sara Malnerich e Francesca Fiore hanno dato il via a una petizione online per cercare di fare pressione dal basso. Petizione che vi invitiamo a firmare.
Il rischio concreto, infatti, è di perdere un’occasione fondamentale per potenziare i servizi per l’infanzia 0-6 in un paese come il nostro, che parte in media carente e con grandi divari territoriali. E che ha bisogno di bambini e di donne che lavorano: ogni euro investito nei servizi per l’infanzia torna indietro 13 volte, calcola l’economista Azzurra Rinaldi, fra le promotrici della petizione.
Nel frattempo, a fine 2022, l’Unione europea ha elevato al 45% il target di copertura dei servizi per i bambini fino ai 3 anni, da raggiungere entro il 2030. Ma questa è un’altra storia…
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