Abbiamo incontrato il direttore d’orchestra più famoso del momento, dopo l’esperienza in tv a Music con Paolo Bonolis. Ci ha raccontato il progetto della scuola di alta formazione che ha fondato, e l’importanza di far scoprire la musica ai più piccoli.
Per il grande pubblico è “il direttore dell’orchestra di Music”, la trasmissione di grande successo condotta a gennaio da Paolo Bonolis sulle reti Mediaset. Ma per il maestro Diego Basso la definizione di personaggio televisivo è riduttiva: non è solo un musicista, ma una specie di visionario della formazione e dell’educazione musicale. La prova è la sua Art Voice Academy, fondata a Castelfranco Veneto, sua città d’origine.
Energico, instancabile, disponibile, molto distante dallo stereotipo del direttore d’orchestra, altero e imperturbabile. Abbiamo incontrato il maestro Diego Basso, 52 anni, dopo il lancio della scuola: Ho sempre immaginato – spiega – un luogo accogliente, creativo e dinamico in cui diffondere e promuovere la cultura della musica, sostenere i giovani o i futuri artisti, garantendo loro non soltanto una formazione di alto livello, grazie a qualificati docenti e ad articolati percorsi didattici, ma anche accompagnandoli concretamente nel loro inserimento nel mondo professionale. Art Voice Academy è dunque immaginazione che diventa realtà: un centro di alta formazione che ogni anno accoglie nelle sue aule bambine e bambini, ragazze e ragazzi, adulti uniti dalla comune passione per la musica.
E con il maestro abbiamo parlato di musica e bambini.
Maestro, Kid Pass si occupa di temi che riguardano il mondo delle famiglie e dei bambini. Partiamo quindi dall’inizio. C’è chi afferma che per le mamme in gravidanza ascoltare musica classica sia un vero toccasana. Con quale magia e quale forza secondo lei la musica riesce ad avere questo effetto?
La musica, non solo quella classica, è liberazione e le vibrazioni che essa genera vengono percepite ad ogni livello dal nostro corpo, e dunque anche dal bambino che cresce nel grembo della mamma. Il bimbo si rilassa, ne è appagato, e spesso avviene che, dopo la nascita, se gli viene fatta ascoltare la stessa musica proposta durante la gravidanza, essa generi in lui le medesime sensazioni di benessere e rilassamento.
La musica era la sua strada: lo ha capito quando ha detto a se stesso che voleva fare il direttore d’orchestra. A che età vi si è avvicinato la prima volta?
L’incontro determinante con la musica avvenne quando avevo circa 6 anni: facevo parte del coro della mia parrocchia e ci giunse la proposta di frequentare un corso di musica per imparare il solfeggio. Mi feci subito avanti, ma fui scartato perché ero troppo piccolo: una delusione che poi si trasformò in una sfida con me stesso. A 11 anni entrai al Conservatorio e a 17 iniziai a dirigere il coro della parrocchia, come direttore autodidatta.
Lei ha voluto fortemente dar vita ad Art Voice Academy, nella sua città d’origine, Castelfranco Veneto. Ci racconta qualcosa in più sul progetto Children?
Per le bambine e i bambini dai 6 ai 14 anni abbiamo studiato e messo a punto un insieme di proposte volte a favorire l’avvicinamento al mondo della musica e a far emergere talento e passione. Il pensiero fondante di questo percorso è che l’accademia offre anche corsi di canto, canto corale, teatro e body percussion, affinché i più giovani possano avere la possibilità di individuare e sviluppare le proprie propensioni. Il mondo Children ha dato origine a due formazioni, il Children Choir (4 – 14 anni) e il Teen Choir (15 – 18 anni), quest’ultimo composto da ragazzi che hanno partecipato al Children Choir e desiderano continuare l’esperienza.
E anche ai più piccoli, come avviene per gli allievi del percorso accademico (Young), si offrono occasioni in cui esibirsi: ogni anno partecipano ad attività ed eventi tra i quali l’AVA Music Summer Campus, il campus estivo con attività a tema musicale organizzato da Art Voice Academy nel mese di giugno, che coinvolge bambini e ragazzi di scuole primarie e secondarie di primo grado, il concerto di Natale dell’Art Voice Academy, lo spettacolo “AVA Live” che si svolge ogni estate a fine anno accademico.
Come si approcciano i bambini più piccoli al canto e alla musica?
Con un percorso di avvicinamento per i bambini dai 3 ai 6 anni, percorso che deve coinvolgere i genitori in caso di bambini piccolissimi da 0 a 3 anni: l’approccio alla musica avviene attraverso l’ascolto e, per i più grandicelli, anche attraverso la possibilità di maneggiare alcuni strumenti e produrre i primi suoni. Queste didattiche sono stati studiati e sono condotti da una musicoterapeuta specializzata in percorsi per l’infanzia.
Art Voice Academy sembra essere molto più che una scuola di musica. È così?
A noi piace definirla “la casa della musica”, perché qui davvero ogni bambina e ogni bambino, ogni ragazzo e ogni ragazza si sente a proprio agio, come se fosse non in una scuola ma immerso nel calore di una casa. Il nostro scopo è quello di insegnare musica, certo, ma attraverso essa vogliamo trasmettere il valore dello stare insieme, la cultura del rispetto e della condivisione. La musica non è solo il fine, ma anche lo strumento che ci consente di creare sintonia, di far crescere gli allievi sul solco di valori che sono fondamentali in ogni ambito della vita.
Se dovesse convincere un bambino ad avvicinarsi ad uno strumento cosa gli direbbe?
Gli direi di provare qualsiasi cosa lo attragga. L’odioso divieto “non toccare” in Art Voice Academy non esiste, lo strumento va prima di tutto toccato e sentito, con esso il primo rapporto che si deve instaurare è fisico, istintivo.
Spesso i genitori tendono a passare ai figli il loro desiderio di “fare musica“ senza tenere conto della predisposizione o del talento dei bambini. Lei cosa sente di consigliare a mamma e papà?
Credo che bambine e bambini debbano poter fare quello che più ricalca le loro attitudini. È importante avvicinarli alla musica e far capire loro cosa sia, perché così gli si offre un’opportunità. Una volta che hanno provato, però, è giusto lasciar loro fare ciò che più li fa stare bene, sia questo qualcosa la musica, lo sport o altro.
Parliamo di educazione musicale nelle scuole: spesso non viene riconosciuta l’importanza e la dignità che le spettano. Quale, secondo lei, potrebbe essere un modo innovativo per aiutare bambini e ragazzi a scoprire ed imparare ad usare un linguaggio universale, spesso ritenuto erroneamente accessibile a pochi eletti e farlo senza sentirlo solo come un “dovere” (come imparare a suonare il flauto)?
In alcuni paesi europei si è capita l’importanza di dare alla musica un ruolo di primo piano nei programmi scolastici e questa ritengo sia la strada giusta. La scuola dovrebbe essere un’opportunità per le ragazze e i ragazzi che vogliono fare musica e lo sforzo deve essere quello di proporre ai ragazzi di studiare musica in modo coinvolgente, stimolandoli e trasferendo loro tutta la ricchezza di questa materia.
Un’ultima domanda: al tempo dei talent show, cosa sente di consigliare ad un ragazzo che sogna di fare successo nel mondo della musica?
I talent show sono un modo come un altro per farsi notare, una vetrina. Se ricondotti a questo ruolo non credo vadano demonizzati: rappresentano un’opportunità. Ragazze e ragazzi devono però ricordare sempre che sono uno strumento, non creano il talento là dove non c’è e non devono generare illusioni. Talent non è talento.
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