I consigli della psicologa per affrontare i disturbi dell’apprendimento dei bambini diagnosticati con dsa e coglierne i risvolti positivi inaspettati.
Bambini diagnosticati con dsa, sintomi e caratteristiche
“Mio figlio non sa leggere bene, riuscirà a finire la scuola?”, “Mio figlio non ha voglia di fare niente”, “Mio figlio non è bravo a scuola, che lavoro può fare in futuro con questo disturbo?”, “è intelligente ma non si applica?”… Sono solo alcune domande dei genitori più sentite dai professionisti che lavorano con bambini diagnosticati con dsa (disturbi specifici dell’apprendimento). Tutte si basano su un presupposto: i disturbi dell’apprendimento sono qualcosa di decisamente negativo e non portano ad altro che disagio psichico, tensioni nervose e continua fatica. È davvero una disabilità che blocca i bambini da ogni forma di successo portando soltanto ad un grande disagio?
Alcuni genitori restano stupiti o scandalizzati quando spiego che loro figli hanno un grande potenziale, non solo per diventare un futuro esperto in tutto quello che vogliono, ma anche per contribuire allo sviluppo di ogni disciplina meglio dei suoi coetanei, non nonostante ma grazie al suo stile di apprendimento. La paura di fronte alle diagnosi di dislessia, discalculia, disgrafia, disprassia, disortografia appare, di solito, perché non si ha abbastanza informazioni a riguardo. C’è davvero da preoccuparsi in questi casi? Perché le persone informate su queste condizioni iniziano a trattarle come doni veri e propri e non come disturbi?
Anch’io tendo ad usare la parola dono, ma NON inteso come un qualcosa di negativo che ti ha fortificato solo perché non ti ha ucciso. Qui si tratta proprio di una serie di caratteristiche che facilitano il bambino ad eccellere in vari campi rispetto ai suoi coetanei. Secondo gli studi che hanno comparato bambini e adulti con e senza la diagnosi dsa, il cervello di chi è diagnosticato non funziona peggio o più lentamente in generale, ma semplicemente in modo diverso. Questo significa che gli alunni con la diagnosi svolgono alcuni compiti meglio dei loro coetanei non diagnosticati pagando il costo di essere più lenti soltanto in specifici compiti come lettura, scrittura, calcolo o precisione manuale. Per questo motivo sempre più specialisti americani del settore iniziano a non descrivere più queste condizioni come disturbi o disabilità ma introducono il termine stile dell’apprendimento.
Essere bravi a scuola non è il solo sintomo di intelligenza
“è intelligente perché prende solo ottimi voti”, “è un genio perché ha cominciato a leggere prima dei coetanei”… Quanto spesso sento questo genere di frasi dai genitori che parlano dei loro figli! Purtroppo sono in pochi a rendersi conto che c’è un concetto sbagliato dietro.
In quest’ottica, i voti a scuola o l’anticipo delle fasi di sviluppo delle abilità promosse dal tradizionale sistema scolastico, sarebbero l’unico indicatore dell’intelligenza. Anche la società rafforza questo modo di pensare, molto spesso dando per scontato che la mancanza di queste capacità potrebbe essere solo associata a bassi livelli dell’intelligenza o addirittura patologie, condizioni presenti nelle basse classi sociali o la negligenza del bambino.
Questo dà origine ad un grande disagio nei genitori e di conseguenza a bassa autostima dei bambini. Queste condizioni sono considerate negative soltanto perché portano a delle difficoltà scolastiche che nella media un bambino non dovrebbe presentare.
La mia missione da professionista è quella di promuovere la consapevolezza che, in questi casi, non si tratta di una malattia ma di uno stile dell’apprendimento. Anche se non è promosso dal sistema scolastico standardizzato, questo può avere dei vantaggi nella vita fuori dalla scuola e nella carriera scolastica negli anni successivi alla scuola dell’obbligo.
Il modo di vedere le capacità del bambino ha impatto sulla sua autostima
Favorire determinate capacità a livello scolastico e sociale piuttosto che altre, fa passare il messaggio che tutto ciò in cui il bambino eccelle è meno importante rispetto alle abilità in cui riconosce di far fatica ad acquisire, e di conseguenza potrebbe abbassarsi la sua autostima.
La condizione perfetta, per non disperdere il potenziale che ha il bambino di fare grandi cose in futuro, è quella in cui gli educatori o i genitori riescono a far capire ai loro figli che non esistono vantaggi o svantaggi, ma solo caratteristiche personali di cui si può beneficiare a seconda dell’ambiente in cui si trovano.
I contesti in cui solo una parte di esse viene promossa, non facilita la scoperta di altre capacità. È una bella sfida perché il bambino in fase evolutiva è fragile, e possiamo rafforzarlo oppure ostacolarlo.
I risvolti positivi
Gli studenti diagnosticati possono essere avvantaggiati anche rispetto a persone esperte nella loro carriera formativa. Le verifiche scolastiche spesso inducono a imparare a memoria le definizioni, ma pochi sanno che una modalità diversa può stimolare una strategia di studio basata sulla creazione di un quadro più generale delle conoscenze. Questo permetterebbe di facilitare i collegamenti tra concetti, l’uso più creativo e flessibile delle conoscenze acquisite. Per questo motivo i personaggi come Einstein, Hawking, Edison, Tesla, da Vinci, Jobs, Branson e tanti altri sono stati avvantaggiati a contribuire allo sviluppo delle loro discipline nonostante alcune difficoltà di apprendimento a scuola.
Un altro esempio è nell’università americana MIT, in cui alla maggioranza degli studenti è diagnosticata la dislessia. Pur presentando una lettura più lenta, gli studenti dislessici sono avvantaggiati nei compiti cognitivi in cui bisogna ruotare mentalmente gli oggetti tridimensionali. Sono solo due tra molti esempi dei contesti che risultano a favore degli studenti diagnosticati con dsa. Negli Stati Uniti, la consapevolezza su questi vantaggi si è diffusa talmente tanto che alcune aziende preferiscono assumere queste persone grazie allo sviluppo di caratteristiche come problem solving, intuizione, gestione delle relazioni o osservazione.
Ogni bambino può realizzare le proprie potenzialità. In ogni caso è sempre importante impegnarsi per supportare il suo percorso di crescita personale, mantenendo questo punto di vista. Nei prossimi articoli approfondirò come possiamo aiutare questi bambini per favorire il loro futuro potenziale in diversi mestieri, lavorando subito sull’adattamento scolastico.
Dott.ssa Iwetta Musial, psicologa dell’indirizzo neuropsicologico
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