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Il ritorno di Mary Poppins: film da vedere, ma…

da Film per bambini

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Sono andata e vedere Il ritorno di Mary Poppins il 26 dicembre, la più classica delle giornate da dedicare al cinema, evitando accuratamente qualsiasi recensione prima e dopo. Perciò questa che scrivo sarà molto genuina e basata esclusivamente sulla mia esperienza. E parto dicendo che non so ancora se questo sequel mi sia piaciuto o no. E che sarà necessario rivederlo. Magari in lingua originale.

Il Ritorno di Mary Poppins è un film da vedere?

Mi sono commossa, e questo è un ottimo segnale. Ma non sono uscita dal cinema con un senso di magia, come invece mi era capitato – ad esempio – alla fine del musical visto a teatro (a proposito, le repliche a Milano continuano fino al 27 gennaio), e questo non va bene. Cito il musical perché anche in quel caso si trattava di una Mary Poppins “diversa”, per la rappresentazione dei personaggi e per la costruzione della trama. Di certo, in questo film Emily Blunt è meravigliosa. Ma da sola non è sufficiente a rendere il sequel un altro classico: questo credo di poterlo, purtroppo, affermare.

Emily Blunt è una Mary Poppins perfetta

Mary Poppins è una donna tagliente, dalle maniere e dal portamento perfetti, molto sicura di sé al limite della saccenza, molto vanitosa, gioviale e amante del divertimento, ma anche dotata di un grandissimo autocontrollo grazie al quale non mostra agli altri le sue preoccupazioni o i suoi cedimenti. È una guida per i bambini che accudisce. E le guide non si perdono, mai. Tutti questi tratti sono presenti nella Mary Poppins costruita da Emily Blunt a partire dal modo di sorridere e dalla gestualità. Su di lei ho davvero poco altro da dire: è stata bravissima.

Tre temi principali calati nell’atmosfera cupa della Grande Depressione

Il ritorno di Mary Poppins è ambientato nella Londra ai tempi della Grande Depressione: sono passati almeno vent’anni da quando il signor Banks decantava le lodi della sua epoca e della sterlina che suscitava l’ammirazione del mondo intero. Michael vive nella casa di Viale dei Ciliegi con i tre figli: i gemelli John e Annabel e il piccolo Georgie. È vedovo da circa un anno e non se la cava bene nel gestire casa e famiglia, nonostante l’aiuto spesso maldestro della cameriera Ellen, che ora è anche cuoca, e lo sprone della sorella Jane, che lavora per un sindacato. Per non aver onorato alcune rate di un prestito ottenuto dalla banca di cui il padre George era diventato socio, e in cui Michael ora è un cassiere, i Banks ricevono la notizia che se non restituiranno l’intera somma la loro casa verrà pignorata. Tutto il film ruota, quindi, sul disperato tentativo di recuperare un documento che certifichi il possesso di alcune azioni lasciate da George ai figli, per estinguere il debito e salvare la casa. In questo contesto arriva, trainata da “un certo” aquilone, Mary Poppins a prendersi cura dei piccoli Banks. “Tutti” i piccoli Banks.

E in questo contesto vengono anche affrontati, non vi dirò esattamente né quando né come, tre temi molto toccanti: come superare un lutto e gestire una mancanza (qui c’è la canzone che mi ha fatto commuovere); l’importanza per i bambini di “essere” bambini per non crescere troppo in fretta; come far tesoro dell’innocenza e spensieratezza che si ha da piccoli. Perché, purtroppo, “gli adulti dimenticheranno ora di domani, succede sempre così”. La resa, tuttavia, mi ha lasciato qualche interrogativo. Ho avuto l’impressione che a volte il film fosse troppo didascalico, se non banale, anche per un pubblico di bambini.

La nota dolente: le canzoni originali

Musicalmente Il ritorno di Mary Poppins non mi ha entusiasmato per nulla. Non sono uscita canticchiando nessun motivo: ho memorizzato solo un paio di battute della canzone che mi ha colpito (il titolo originale è The place where lost things go). Per il resto le canzoni originali scritte mancano dell’energia e ariosità che un musical dovrebbe avere. Si salva, forse, solo la canzone degli “acciarini”. Magari riguardando il film mi ricredo. Invece, un bel gioco per orecchie ben allenate è riconoscere i fraseggi delle canzoni del primo Mary Poppinsche compaiono qua e là, ma non a caso, in tutto il film.

Il gioco dei parallelismi fra i due Mary Poppins (occhio agli spoiler)

Nonostante anche questo film peschi a piene mani da diversi libri della Travers (ne ha scritti 8 sulla nostra tata), ci sono tanti parallelismi fra episodi della pellicola del 1964 e questa. Parallelismi, non rimandi: anche questi ultimi ci sono, ovviamente, e tutti pertinenti (bisogna pur dire che fine avrà fatto Bert, no?). L’effetto di questi parallelismi produce, invece, un continuo gioco di riconoscimento, che di certo al pubblico piace. Ma contemporaneamente mi ha lasciato anche un po’ interdetta, come se ci fosse stata una mancanza di fantasia. Come se per la trama del sequel si siano scelti parti dei libri e si siano ideati elementi originali intrecciandoli in una struttura già nota, per non rischiare.

Vi elenco tutti quelli che ho notato io… occhio agli spoiler!

  • Titoli di testa: nel primo film comparivano su una Londra disegnata, nel sequel i disegni sono molti, sembrano uno storyboard e hanno stili diversi.
  • L’impegno femminile nella società (elemento originale in entrambi i film rispetto ai libri): la signora Banks era una suffraggetta, Jane è una sindacalista.
  • Ritorna il motivo di rendere divertente un compito noioso: la scena del bagno obbligatorio (nella vasca magica) “sostituisce” quella del riordino della stanza.
  • La gita nel paesaggio dipinto sul vaso Royal Daulton ricorda la “Jolly holiday” nel disegno di Bert, salto compreso: anche ne Il ritorno di Mary Poppins si tratta dell’unica scena con personaggi animati alla “vecchia maniera”. E se Julie Andrews ammoniva Jane e Michael di non rovinare il disegno, Emily Blunt dice ai piccoli Banks di fare attenzione a non graffiare la ceramica.
  • Si replica anche la visita a un conoscente di Mary Poppins, che subisce una sua stranezza: la scena della cugina Topsy (una divertente Meryl Streep) è il parallelo del tè sul soffitto con lo zio Albert.
  • Il grande pezzo da musical, ovvero il ballo corale: nel 1964 erano gli spazzacamini capitanati da Bert, nel 2018 sono gli “acciarini” (lampionai) di Jack, che di Bert era stato apprendista… anche nell’essere l’aiutante di Mary Poppins.
  • La signora dei palloncini ricorda il personaggio della signora dei piccioni, e per entrambe sono state scelte delle attrici dalla carriera stratosferica: nel 1964 Jane Darwell, nel 2018 niente meno che Angela Lansbury.
  • C’è sempre un signor Banks da salvare….
Antonella Scambia

Antonella Scambia

Antonella Scambia è giornalista freelance e collabora con Kid Pass dal 2016. La curiosità è alla base del suo mestiere, curiosità che mette al servizio dei lettori nelle ricerche che conduce per scrivere gli articoli, che siano itinerari, idee per vivere la cultura in famiglia o temi legati alla genitorialità.

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