La nascita di un fratellino è un evento sconvolgente per il primogenito, soprattutto se in età prescolare: reazioni di gelosia sono inevitabili. Ecco i consigli per preparare il figlio più grande all’evento e i cinque errori da evitare
è nato il mio fratellino…ma quanto è piccolo! Uffa non parla, non cammina e non può neanche giocare con me! Ed io adesso che ci faccio? Che fregatura, nessuno me lo aveva detto che era un piccolo esserino inutile che piange e sta sempre in braccio alla mia mamma…e per di più adesso la mamma non ha più tempo per me!: questo forse è il primo vero pensiero di un bambino dell’età prescolare che accoglie il fratellino appena nato. Vediamo che dinamiche famigliari si sviluppano.
Per il primogenito è un cambio traumatico
Quando nasce un fratellino la vita del primogenito viene stravolta. Il piccolo re sente improvvisamente di aver perso il suo trono, la sua corona e il suo scettro, oltre al dominio su tutti i sudditi del suo regno che fino a quel momento erano a suo servizio (dai genitori, ai nonni e agli zii)… insomma, il suo reame non è più sotto il suo controllo! Un invasore prepotente improvvisamente gli ha portato via tutto!
Sebbene un bambino, durante la gravidanza della mamma, possa esprimere contentezza ed entusiasmo, quando poi quell’immagine fantasiosa del fratellino diventa reale le cose possono cambiare. Quando nasce, il fratellino diventa reale e concreto: piange e cattura le attenzioni di tutti, soprattutto della mamma. La gelosia, anche se non sempre apparente, è costantemente in agguato: magari oscilla nel corso della giornata con picchi durante l’allattamento e il momento della nanna, ossia in quei momenti di maggiore intimità tra la mamma e il nuovo nato. Ma come, voleva tanto un fratellino e adesso fa i capricci ed è geloso?, pensano tutti, Certo, non l’ho mai avuto un fratellino e pensavo fosse ben diverso! risponderebbe il piccolo. Un conto è la fantasia e un conto è la realtà.
Ricordatevi la regola d’oro: è sempre importante parlare ai bambini, raccontando loro le cose vere nei termini che ovviamente sono in grado di capire in base alla loro età. Questo risulta utile perché spesso un bambino vive in maniera più traumatica la rottura o l’evento improvviso che non può capire e controllare, rispetto a ciò che invece conosce.
Gestire la situazione dalla gravidanza
Quindi, innanzi tutto è importante raccontare per tempo al primogenito ciò che sta accedendo nella pancia della mamma, in maniera che egli possa comprendere il cambiamento fisico che osserverà nei prossimi mesi e, soprattutto, non si corra il rischio che il bambino possa venire a sapere questa importante notizia da altre persone che non siano i genitori. Per aiutare il bambino a iniziare a familiarizzare con questa novità, si può coinvolgerlo nella scelta del nome, nell’acquisto di alcuni oggetti e vestitini.
è opportuno raccontargli poco alla volta come sarà il fratellino quando nascerà, cosa farà e cosa non saprà ancora fare, ma anche l’importanza che lui avrà nel doverlo aiutare a imparare tante cose che ancora non conosce. Spesso questa fase suscita nel figlio maggiore una forte curiosità ed interesse anche rispetto a quanto accaduto a lui quando era piccolo, o a episodi inerenti la sua vita intrauterina. Il sentirsi raccontato dal genitore aiuta il bambino a stabilire legami con la propria storia, attivando un senso di solidità e sicurezza. I genitori devono essere pertanto sempre disponibili all’ascolto e all’accoglimento di tutte le domande che il primogenito potrà loro fare, rispondendo sempre in maniera veritiera e realistica.
Inoltre, se si pensa che il bambino sia in grado di comprendere e ben accogliere questa idea, mamma e papà potrebbero portarlo a vedere il fratellino tramite l’ecografia, previo avvertimento del ginecologo che sarà così preparato alla situazione. Quando poi si avvicinerà il momento del parto, sarà utile informare il primogenito che la mamma si assenterà qualche giorno perché dovrà andare in ospedale, ma che lui potrà andare a trovarla e conoscere il fratellino. Risulta importante infatti che il bambino non viva il parto come la scomparsa improvvisa della mamma con la relativa paura di un suo non ritorno. Quando accadrà, gli si ricorderà che è arrivato il grande giorno e che presto mamma e fratellino torneranno a casa. Se possibile sarebbe opportuno che il primogenito rimanesse nella propria a casa, magari con i nonni, e non sia sottoposto pertanto a trasferimenti. Questo al fine di garantire un po’ di stabilità al piccolo in un ambiente a lui familiare con persone conosciute. Al ritorno dall’ospedale sarebbe per lui importante essere presente, pronto ad aspettare e accogliere il nuovo arrivato insieme alla sua mamma; in questo modo non si sentirà abbandonato e non vedrà il neonato come un possibile usurpatore.
Il fratellino è arrivato, e ora?
Il ritorno a casa diviene il momento forse più delicato. Tutto si concretizza. Nell’età prescolare la personalità del bambino è già ben sviluppata e il bambino è ben capace di verbalizzare i suoi sentimenti, tuttavia la gelosia diviene una normale reazione ad un cambiamento e necessita di un tempo fisiologico per adattarsi ad esso. La gelosia è un sentimento del tutto comprensibile che può manifestarsi in diverse forme, sia con espressioni verbali di aggressività tipo non lo voglio più! Rimandiamolo indietro!, sia con comportamenti di nervosismo o di chiusura, oltre a possibili regressioni. L’aggressività è spesso l’espressione più comune ed anche quella che i genitori stessi più si aspettano e che, almeno in parte, sentono di saper controllare e gestire; aggressività che può essere indirizzata verso il neonato o verso la madre stessa, oppure verso entrambi. Anche frequenti pianti, capricci, piagnucolii continui, lamentele sono segni del disagio che un bambino può provare quando la sua vita quotidiana viene sconvolta dal nuovo arrivo.
Diverso per i genitori è quando il bambino mostra un’apparente accettazione del neonato, mettendo in atto comportamenti “affettuosi” che non sempre i genitori riescono a spiegarsi, perché inaspettati o che al contrario non riescono a leggere in maniera corretta. Infatti, capita sovente che, anziché mostrare gelosia, il fratello maggiore possa attivare comportamenti del tutto opposti di iper protezione e attaccamento: tali comportamenti scaturiscono da una fisiologica difesa psichica di formazione reattiva, tramite la quale il bambino evita e si difende da impulsi che reputa angosciosi accentuando e manifestando la tendenza opposta. Così, per esempio, il primogenito a cui è nato da poco un fratellino può mostrare premure esagerate rivolte al neonato con attenzioni particolari, richiesta di vicinanza fisica eccessiva, baci o pizzicotti apparentemente affettuosi: questa modalità permette al bambino di gestire meglio la gelosia e sentire di poterla controllare. Il genitore solitamente legge tali atteggiamenti come una buona accettazione del nuovo nato e questo in parte è vero, ma se essi divengono ossessivi ed esagerati è bene sapere che anch’essi celano un normale vissuto di gelosia che il piccolo cerca di controllare in qualche modo. In tale caso potrebbe essere importante da parte del genitore avere in mente che anche questa, così come l’aggressività espressa, è una fisiologia reazione al cambiamento e che piano piano passerà.
In alcune situazioni il bambino può reagire anche con comportamenti di chiusura, evitamento e rifiuto in particolare della mamma. Anche questi atteggiamenti evidenziano la fatica nell’adattarsi al nuovo arrivato. Con la comprensione, la pazienza e il rimando al bambino di capirlo rispettando i suoi tempi, piano piano tutto migliorerà. Comuni sono anche le regressioni: ritorno al pannolino, al ciuccio, all’uso del biberon o in alcuni casi alla drammatizzazione dell’essere piccolo e volere coccole e attenzioni degne di un neonato. Un consiglio utile per i genitori dopo l’arrivo del piccolo, è che nonostante la stanchezza e il poco tempo a disposizione, mamma e papà dovrebbero trovare il modo di ritagliarsi uno spazio tutto dedicato al primogenito, condividendo giochi o attività all’aperto. Anche i momenti di transizione o di separazione come il momento dell’addormentamento o l’accompagnamento a scuola sono fasi importanti in cui è fondamentale la presenza dei genitori. Trovare in altre parole piccoli momenti di condivisione che diventino rituali di famiglia in cui il protagonista è il figlio maggiore; in questo modo sarà più facile per lui non sentirsi del tutto usurpato nel suo legame con i genitori.
Cinque errori da evitare
Mettere in secondo piano il figlio maggiore considerandolo “ormai grande” e meno bisognoso di cure. Ricordiamo che un neonato ha molte necessità di accudimento, ma anche il primogenito rimane un bambino che ha bisogno di accortezze, attenzioni e bisogni affettivi di rassicurazione. Inoltre, non carichiamo troppo il primo nato di responsabilità e di etichette di “grande”, lui è e rimane ancora piccolo.
Sgridare e punire il bambino a seguito di capricci o comportamenti considerati non adeguati: in questo modo lo si umilierà, e non lo si aiuterà a vivere e superare al meglio questa delicata fase di transizione. È importante ascoltare sempre il bambino e farlo sentire accolto in tutte le sue espressioni emotive.
Confrontare continuamente un figlio con l’altro. Ciascun bambino è diverso e con tappe evolutive differenti.
Spendere troppo tempo con il nuovo nato delegando ad altri, nonni o tata, la cura del fratello.
In ultimo, ma sicuramente il punto più importante, non negare mai che nulla è cambiato. Un bambino coglie fin da subito che il cambiamento c’è ed è evidente: sminuire o negare ciò è percepito dal bimbo come se fosse preso in giro e non considerato capace di comprendere. Papà e mamma hanno, al contrario, il dovere di spiegare al bambino che la situazione è sì diversa, che molte delle sue frustrazioni sono dovute al fatto che non è più il centro della loro attenzione, ma che il fratellino presto crescerà e sarà meno dipendente dai genitori.
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