Quando muore un coniuge, i figli ricevono la pensione di reversibilità. Ma se si supera una determinata soglia, i bambini non sono più a carico del genitore superstite, con gravi problemi per il bilancio famigliare. È in corso una petizione per aiutare le famiglie vedove a cambiare questa situazione.
Quella che vogliamo raccontarvi oggi è una storia un po’ diversa da quelle che siamo soliti raccontare nel nostro Blog. Parliamo di perdita, di lutto in famiglia e delle conseguenze pratiche che si possono verificare in Italia. Parliamo di Manola Tegon, una donna veneziana rimasta vedova molto giovane e con due figli che non sono più a suo carico a causa di una norma contenuta nel Testo unico delle imposte sul reddito (Tuir, DPR 917/1986), ferma al 1986 e mai adeguata in questi trent’anni all’inflazione. Ma non solo di Manola: le famiglie in questa situazione sono tante.
Manola e Chiara: storie di lutto e fisco
Come Manola, a tante mamme e papà capita di perdere, a causa di malattie o incidenti, il compagno o la compagna di vita e, oltre ad affrontare la perdita per sé stessi e per i propri figli, si trovano a fare i conti, letteralmente, con quello che il fisco italiano toglie loro.
Cosa è successo quindi? Noè e Maddalena, i figli di Manola di 5 e 11 anni, “grazie” al mancato adattamento ai tempi moderni dell’art. 12 del Tuir, sono considerati autonomi economicamente perché, oltre a essere contitolari con la madre della pensione di reversibilità del padre defunto, l’importo che percepiscono supera i 2.840,51 euro lordi annui, cioè la soglia di reddito oltre alla quale i minori non sono più considerati a carico dei genitori. Il problema sta proprio in quella cifra: i 2.840,51 euro sono la conversione esatta in euro della soglia prevista nel lontano 1986, che non è mai stata adeguata al tasso d’inflazione e al costo della vita attuale. A livello pratico succede, quindi, che Noè e Maddalena sono considerati dei contribuenti autonomi, hanno un loro Cud e Manola non può detrarre tutte le spese sanitarie, scolastiche, ricreative o di altro tipo che sostiene per loro. Nemmeno i bambini possono detrarre le loro spese, perché il reddito è troppo basso. Anche Chiara Pedron, originaria di Padova, è rimasta vedova con una difficoltà maggiore: la figlia ha la sindrome di down. Oltre ad aver perso la possibilità di usufruire delle agevolazioni previste per l’assistenza di una persona disabile, Chiara si è trovata a dover restituire anche gli 80 euro in busta paga di Renzi e quanto aveva scaricato negli anni dopo la morte del marito, perché non era a conoscenza di questa limitazione di legge.
La battaglia: una petizione su change.org
Manola, Chiara e altre giovani vedove e vedovi hanno avviato una serie di azioni per far sì che in Parlamento si metta mano alla legge e la si adatti ai tempi moderni. Una di queste è la raccolta firme intrapresa sulla piattaforma Change.org: per sostenerla potete collegarvi qui.
Vogliamo portare in Parlamento la modifica a questa legge, per garantire alle famiglie vedove lo stesso diritto ad accedere agli sgravi fiscali che spetta ad ogni altra famiglia – spiega Manola – Si tratta di un salasso, una vera e propria ingiustizia. Com’è possibile che chi va all’asilo sia considerata una persona autonoma?. La battaglia iniziata da Manola ha portato alla luce molte storie: In tanti mi hanno scritto dopo aver raccontato la mia storia denunciando situazioni simili – continua – Aggiungendo errori, leggerezze, norme non adeguate. Donne e uomini soli come me, ma che ora vogliono uscire allo scoperto. Se siamo una persona in meno in famiglia, le bollette, i costi per i trasporti, i buoni pasto rimangono sempre da pagare. Non si abbassano di certo. Manola e gli altri genitori superstiti hanno aperto anche una pagina Facebook per spiegare questa situazione di ingiustizia che stanno vivendo.
Una buona notizia dal Parlamento
è arrivata proprio ieri, il 24 novembre, una buona notizia che fa sperare nel futuro delle famiglie vedove. La spiega Marco Da Villa, parlamentare e capogruppo in commissione bicamerale per la semplificazione, che ha presentato uno degli emendamenti: Grazie a un nostro emendamento approvato, viene aumentata di mille euro, da 2840 a 3840 lordi annui, la soglia del reddito per i bambini beneficiari di reversibilità, oltre la quale non risultano più a carico del genitore superstite. Dopo anni di indifferenza, è un segnale importante di giustizia sociale ed equità fiscale, che risolverà il problema di molte famiglie orfane di un genitore, e che lascia anche la porta aperta a ulteriori passi avanti, che certamente tenteremo ancora. Diversi sono gli emendamenti che erano stati proposti, a riprova del fatto che si tratta di una situazione a cui va posto rimedio subito e che trova il sostegno di ogni parte politica, ma di fatto ancora la situazione non è cambiata in modo determinante. Ora bisogna attendere che l’emendamento trovi l’approvazione delle due camere. L’adeguamento del Tuir, commenta l’avvocato Alberto Barbaro, esperto in materia, rappresenta un fondamentale passaggio di perfezionamento mirato ad una doverosa equità fiscale. Inoltre, restituirebbe nuova forza ad una norma che ha smarrito la ratio originaria e che attualmente determina concrete problematiche per i soggetti che intende tutelare. Il primo passo, insomma, è stato fatto. Ma serve l’aiuto di tutti affinché la battaglia di Manola e delle altre famiglie vedove abbia successo.
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