Il noto papà blogger ci racconta di sé e della sua prossima avventura nella trasmissione dedicata a tutti quei papà presi dal desiderio irrefrenabile di mettersi alla prova davanti alla famiglia.
Scrittore, educatore, blogger: è Francesco Uccello, sposato (con Mia Principessa Stefania) e padre di due figli, rispettivamente di 8 e 6 anni e mezzo. Da molti anni racconta le vicissitudini dell’essere padre oggi, in chiave ironica nel suo blog Mo’ te lo spiego a papà. Francesco affronta tutti gli argomenti, anche i più disparati, da quelli legati alla vita del bebè in fasce, a quelli che riguardano il mondo di tutti i giorni. Eventi spiegati a modo suo, in maniera brillante, divertente e soprattutto fondata, senza prendere in giro i più piccoli. E dal prossimo gennaio andrà in onda su Rai Tre la sua trasmissione dal titolo “Chiedi a papà”: un nuovo format televisivo che incrocia reality, factual e documentario. Coinvolgendo due famiglie per volta, in seguito alla richiesta di aiuto da parte di una mamma esasperata o di un papà preso dal desiderio irrefrenabile di mettersi alla prova, la produzione del programma si incaricherà di portare due mamme in una vacanza di cinque giorni in un resort di lusso, mentre i padri saranno alle prese con la quotidianità familiare, tra scuola, faccende domestiche, allenamenti, compiti e tempo libero.
Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza.
Sei stato il precursore dei papà blogger: cosa ti ha spinto a intraprendere quest’avventura e come è iniziata?
Non credo di essere stato il primo, forse sono uno di quelli che c’ha creduto di più e c’ha speso molte ore di lavoro. Mi piaceva l’idea di raccontare in una maniera diversa che era legata al mio stile ironico tutto quello che succedeva a casa. Da un lato è stata una terapia 2.0 perché potevo sfogarmi di quello che vivevo delle dinamiche casalinghe, dei rapporti con la moglie, delle cose che succedono soprattutto all’inizio, quando i bambini sono molto piccoli nella fase iniziale. Dinamiche forti che ti mettono in gioco e in crisi, in qualche modo mi sfogavo anche grazie all’aiuto del confronto in rete con altre mamme blogger e con quello che succedeva nelle altre case. Le mie riflessioni erano agevolate anche dal fatto che per quindici anni avevo lavorato in ambito educativo con minori di tutte le estrazioni sociali. Anche dal punto di vista dei contenuti questo mi ha aiutato. Ho iniziato anche perché ho sempre scritto e così ho canalizzato la scrittura su un argomento e un tema che era di vita quotidiana. Forse questo era stata la carta vincente.
Com’è farlo in un mondo per lo più dominato dalle donne?
Per me è un divertimento. Io nel mio blog non ho dato mai troppi consigli. Forse le mamme si prendono un po’ troppo sul serio. Io invece mi divertivo a dare il punto di vista di un uomo. Ad un certo punto mi sono quasi sentito come il marito di tutte le mamme in rete perché così potevano avere il parere maschile. Si attivano alle volte dei meccanismi di dibattito (e anche di battibecco) di coppia anche in rete. Mo’ te lo spiego a papà riporta dialoghi semiseri tra padre e figli e molto spesso racconta di argomenti seri.
E che differenza c’è tra la voce di un papà e quella di una mamma? Ovvero tra le spiegazioni che può dare un padre e quelle che può dare una madre?
è l’altro punto di vista sulla famiglia. I papà faticano a raccontarsi ma lentamente stanno uscendo allo scoperto e creando anche loro blog, siti, community. Secondo me in questo senso una differenza di genere esiste ed è anche riportata in molti manuali di pedagogia. La mamma, anche per un fatto naturale, è più dedita alla cura. Il papà è più quello che accompagna nel mondo. Forse questo è stato proprio il mio ruolo: avevo più difficoltà nella cura, non perché io non cambiassi i pannolini, ma ho visto su di me che il mio rapporto coi figli è migliorato nella fase di crescita quando potevo avere un’interazione maggiore con i figli. Non so se sia una differenza di genere o di gestione con mia moglie, sta di fatto che credo che le spiegazioni e le interazioni dei padri coi figli sembrano più dirette e per questo più efficaci. Ma non credo esista una regola, credo che dipenda molto dal carattere. Ogni famiglia è un mondo a sé e ciascuno mette in campo le competenze che ha. Io sono forte nelle spiegazioni con i miei figli, nel motivarli e nel convincerli con le parole.
Come è nata l’idea della trasmissione televisiva e quale sarà il suo filo conduttore?
L’idea è nata proprio dalle mamme: molto spesso le ho sentite dire “Ah! Magari potessi andarmene per un po’ in una Spa per rilassarmi”. Detto, fatto. Si parte quindi da un pretesto giocoso: mandare la mamma in vacanza per cinque giorni e vedere i papà come se la cavano. Ma non per aspettarsi una guerra, assolutamente! Infatti in trasmissione non ci saranno papà imbranati, non vogliamo ci sia una differenziazione di genere in questo. Si cercherà di riprendere i papà per cinque giorni che dovranno occuparsi in toto dei bambini: vogliamo fare una fotografia di quello che accade se la mamma non c’è. Non ci sarà nessuno a giudicare il papà perfetto o meno: ci saranno dei montaggi divertenti che li mostreranno all’opera. Nessuno dirà se l’approccio coi ragazzi sia sbagliato o meno, a noi interessa vedere qual è il metodo del papà, perché così magari la mamma tornando a casa si accorgerà di quanto sia bravo il suo compagno, o viceversa, un papà vedendo che riesce e bene si sentirà stimolato nel darsi da fare ancora di più. Un modo quasi per darsi fiducia a vicenda.
Per finire: quale credi sia il miglior modo per passare del tempo libero di qualità con i bambini? Voi come lo trascorrete solitamente?
Spesso ci scervelliamo sul cosa fare insieme, a volte anche stare a casa il fine settimana insieme può bastare. Ci piace andare al cinema e anche giocare, soprattutto ora che sono più grandi. Ma non credo servano grandi programmi. Ti faccio un esempio successo proprio qualche settimana fa: abbiamo deciso di fare una passeggiata qui a Napoli, era una bella giornata i bambini ci riempivano di domande, ecco lì ho pensato che la cosa più bella fosse farsi ricaricare dall’energia del nostro stare insieme, a farci domande e a dare spiegazioni. E mentre camminavamo ci ha fermato un ragazzo di colore che voleva venderci qualcosa, abbiamo gentilmente rifiutato ma lui ci ha regalato comunque delle coccinelle magnetiche. Da lì abbiamo raccontato loro il significato come portafortuna della coccinella: di lì a poco mio figlio, 8 anni, ha trovato una monetina da 10 centesimi e ha legato questo fatto alla fortuna arrecatagli dal regalino del ragazzo. Poco dopo lo ha regalato ad un barbone che chiedeva l’elemosina. Spesso non è necessario andare chissà dove o fare chissà cosa per passare momenti assieme che rimangano nella memoria.
Una ricca riflessione familiare può nascere anche dalla semplicità.
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