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Diario di una mamma creativa…per fortuna è Carnevale!

da Carnevale per bambini

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Accidenti, purtroppo è capitato anche a noi di rimanere forzatamente chiusi in casa. Mentre fuori tutto si muoveva indisturbato dalla nostra assenza. Passati i primi giorni di malessere, di smarrimento e paura, mentre mi giravo e rigiravo per casa con l’umore di uno zombie e il “muso lungo”, inevitabilmente mi scontravo con energia, colore e sorrisi nelle facce dei miei bimbi. Si ok, probabilmente l’allegria derivava dall’aver schivato le lezioni di matematica, ma sicuramente fa parte del loro modo innato di affrontare con serenità e adattamento molti cambiamenti. Allora, ci ho provato… ho lasciato andare la tensione che ormai m’increspava persino le spalle…e mi sono lasciata vincere dal loro ottimismo nonostante i pensieri continuassero a volare in centomila direzioni. Loro tenaci…ogni giorno sorrisi, ogni giorno gran voce all’entusiasmo e tanta voglia di condividere tutto. Tutto. Sapete benissimo di che tutto parlo. Perché stai al computer mamma? Giochiamo con i Lego mamma? Mi presti i tuoi colori mamma? Possiamo giocare alla piscina mamma?

Poi il Primo febbraio con il cambio pagina del calendario, la grafica colorata, e in perfetta sintonia con i miei bimbi, ci ha ricordato che siamo nel mese più pazzerello dell’anno. Mamma ma ci perdiamo il Carnevale? Urca è vero…no! Assolutamente no! Quando ero piccola, ho avuto la (s)fortuna di essere l’unica nella scala dei cugini e cuginetti ad esser nata femmina. Pure tutti i bimbi della mia via erano maschietti. Che da un lato ha segnato il mio carattere in termini di spericolatezza e tenacia, dall’altro la femminilità è andata a farsi benedire. Sapete cosa comportava tutto questo, in un periodo di festa dove tutte le bimbe facevano (e giustamente fanno) a gara per vestirsi da farfalline, da principesse, da fatine? Che io ero immancabilmente uno sceriffo, un pagliaccio (questo deve avermi segnato parecchio), e udite udite…Zorro! L’unica volta che ho puntato i piedi e combattuto per avere un vestito tutto mio, sono riuscita ad ottenere l’ultimo vestito rimasto in negozio…da Ungherese. Con tutto il rispetto per la tradizione ungherese io penso di essere stata l’unica bambina in Italia che trentacinque anni fa indossava i loro abiti. Sono stata però, mio malgrado, originalissima…talmente tanto che ogni volta dovevo spiegare chi ero e dimenarmi tra le battutine che si susseguivano…”ma non come il salame eh?”. Noooooo. E vai di autostima. Così memore di quest’infanzia indubbiamente stravagante, in questo periodo tiro fuori scatole e scatoloni di panno lenci, ritagli di stoffe e scampoli e invento tantissime di quelle cose belle, che poi passate al vaglio di mia suocera sarta sono semplicemente definite come un disastro. Ma altroché se ci divertiamo ad ammassare e imbastire di tutto. Poi qualcosa riusciamo anche a cucire (i bimbi ormai di 6 e 7 anni si stanno cimentando solo da quest’anno con ago e filo). Fino ad ora abbiamo dato vita a Cappuccetto Rosso e il Lupo, La farfallina e il Lupo con aggiunta di fifì, La Sirenetta e lo Squalo, due streghette…Diciamo che con questi abiti siamo potuti andare alle feste senza la paura di rimanere in mutande da un momento all’altro…ma in verità qui a casa siamo stati anche la sposa e lo sposo, un hippy che va a fare la spesa, la maestra prossima alla pensione con i capelli fucsia…il dottore e mia figlia incinta di 3 gemelli. L’arte del travestirsi, di assumere “i panni di”, di immedesimarsi nel ruolo del genitore, piuttosto che in un personaggio della fantasia hanno per il bambino un grandissimo potere di esternare la loro visione e interpretazione del mondo relazionale. Emergono così anche gli stati d’animo associati ad una particolare situazione vissuta o che nella fantasia immaginano di vivere. A differenza dell’adulto che nel giocare con un pupazzo o una bambola può associarne un pensiero proprio (interagisco con la bambola e gli attribuisco pensieri e movimenti) il bambino invece non è in grado di pensare al posto della bambola (se io fossi la bambola farei, direi…), ma in qualsiasi momento del travestimento, cala nella rappresentazione e nel gioco la sua visione. Perciò imparando ad ascoltarli in questi momenti se ne scoprono delle belle.

Come sempre poi ai bimbi concedi un pochino e loro vogliono anche tutto il resto…quindi? Coriandoli e stelle filanti? Ma certo, a modo mio però, altrimenti quando papà riemerge dalle pratiche e dalla scrivania, ci lancia fuori con o senza restrizioni. E truccarsi e “paciugarsi” un pochino no?…ma certo, tempo al tempo, facciamo tutto! Vediamo come.

 

LA CREATIVITA’ E’ L’ABILITA’ E LA POSSIBILITA’ DI METTERE IN ATTO CIO’ CHE LA FANTASIA HA CONCEPITO. B.Munari, 1977)

 

Vi suggerisco tre giochi di Carnevale fai da te per bambini con stelle filanti, coriandoli, trucchi e travestimenti.

Un’idea originale per festeggiare e divertirsi in casa.

Bambini creativi con i giochi fai da te di Carnevale

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Caterina Odelli

Caterina Odelli

Caterina Odelli è l’autrice della nuova rubrica “Piccoli artisti”. Ha studiato Lettere con indirizzo Storico Artistico, e attualmente è in formazione come Arteterapeuta. Ha passato troppi anni dietro una scrivania come impiegata in una grande azienda, ma finalmente può dedicare anima e corpo alle sue passioni e ai suoi sogni. E’ una pittrice. Gli studi e l’esperienza in vari laboratori con i bambini, hanno continuato a mantenere vivo il suo interesse per il disegno infantile, da valorizzare non solo come gioco, come linguaggio intimo tra bambino e genitore, ma anche come vere e proprie opere d’arte. Mamma di una timida principessa che frequenta la scuola primaria e di un paperino pasticcione che vive tutto con entusiasmo, compreso la scuola materna. Insieme con loro e altri bimbi promuove la libera espressione grafica, lontana dagli stereotipi e dal già noto, affinché scoprano un nuovo punto di osservazione delle cose, e lo interpretino con i propri mezzi. Elemento determinante è il divertimento, giocare con i colori e le forme così come le nostre emozioni li associano. Non c’è nulla che deve essere descritto se non comunicare al mondo chi siamo e cosa sogniamo.

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